Eh già, le vacanze pasquali sono un intrico di emozioni, un paradosso che mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Mi ritrovo a riflettere su questa festa, che mi trascina tra le sue contraddizioni. Da una parte c’è la gioia palpabile di riunirsi con la famiglia e gli amici, un festeggiamento che grida felicità. Dall’altra, ci sono quei momenti di riflessione profonda che emergono inaspettati, come una tempesta che sconvolge la quiete apparente.
Perché, mi chiedo, le uova devono essere dipinte? Chi ha deciso che il coniglio, un animale che non ha nulla a che vedere con la Pasqua, debba essere il suo emblema? E, cosa ancor più assurda, perché ogni anno ci sono due persone nella famiglia che si scervellano per stabilire il tempo esatto di cottura dell’agnello? È come se la Pasqua, con la sua promessa di resurrezione e rinascita, avesse aggiunto una nuova tradizione: la diatriba culinaria. Un rituale di per sé.
Ma lasciamo da parte i dilemmi esistenziali che questa festività porta con sé. In questi giorni di Pasqua c'è qualcosa di innegabilmente magico, quasi ipnotico. L’aria si riempie del profumo di primavera, che si mescola con una nostalgia palpabile di tempi passati, creando un’atmosfera unica e surreale. Anche se, ammettiamolo, c'è un’istintiva voglia di rifugio, di chiudersi in camera e non uscire più fino a Pasquetta, il peso della tradizione e delle aspettative familiari ti trascina fuori dalla tua tana. Non puoi mancare alla cena di Pasqua. È un obbligo sociale, una sorta di rito di passaggio verso l’età adulta che nessuno può eludere.
Le chiacchiere con i parenti che non vedi da tempo diventano un teatro dell'assurdo. Quelle domande reiterate, quel “come stai?” e “che cosa fai nella vita ora?”, che ti fanno desiderare di scomparire sotto il tavolo. La superficialità delle conversazioni ti fa sentire un estraneo, quasi un invasore della tua stessa famiglia. Ma questa è la bellezza dell’interazione umana, è il caos ordinato che compone il mosaico delle relazioni familiari. E così, anche se non comprendi del tutto perché, ti ritrovi a sorridere e a sentirti parte di qualcosa di più grande di te stesso. È la magia di Pasqua, una miscela di confusione e affetto che rende ogni cosa più bella.
Sotto la superficie di queste tradizioni, c'è una corrente profonda di connessione umana, di amore e di appartenenza. Sì, tutto ciò può sembrare assurdo, ma è questa la quintessenza della Pasqua: un’immersione nel caleidoscopio delle emozioni, un quadro complesso che mescola il ridicolo e il sublime.
La mia mente si riempie di una melodia, un sottofondo che sottolinea l’assurdità e la bellezza di questo tempo. È come se “Oh Happy Day” dei Edwin Hawkins Singers accompagnasse ogni passo, ogni risata e ogni scontro culinario. E così, tra un conflitto e l’altro, tra una chiacchiera e l’altra, l’aria di Pasqua ci avvolge e ci ricorda che, in fondo, siamo tutti parte di un grande spettacolo umano, dove la magia è spesso nascosta nelle pieghe dell’ordinario.
La Pasqua è questo: una danza di contrasti, una celebrazione della vita e della sua complessità, una festa che, anche nel suo caos, sa come farci sentire vivi.
• remember me •
• Eclipse •
Eclipse
Ogni parola in questo blog nasce dalle mie esperienze e riflessioni. Scrivo per passione, non per professione, perché è il mio modo di respirare. La tua privacy è importante: le informazioni condivise saranno trattate con riservatezza.Per maggiori dettagli, consulta la mia Informativa sulla Privacy.
Eclipse ~ Eclixar.
0 Comments:
Post a Comment