Monday, April 16, 2001

La lettura della Bibbia


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• Published on Monday, April 16, 2001 • No comments

Sono le ore piccole e il silenzio della notte avvolge tutto come una coperta nera e fitta. Mentre il mondo è immerso nel torpore del sonno, io mi trovo qui, sul mio letto, con la Bibbia aperta sulle ginocchia e la mente che si perde tra le sue pagine di saggezza millenaria. È un momento intimo, quasi sacro, in cui la luce soffusa della lampada getta ombre danzanti sui versetti scritti con inchiostro antico.

E mi ritrovo a riflettere su un concetto che per molti è solo un’idea astratta, un principio etereo: “Non preoccuparti per il domani.” Un consiglio che suona quasi come un invito a vivere nel momento presente, a assaporare ogni attimo senza farsi travolgere dall’angoscia per ciò che verrà. Ma non è facile, lo sapete bene quanto non sia semplice. La vita, con le sue promesse e i suoi inganni, è un vortice di incertezze. Il futuro ci appare sempre come un campo minato, dove ogni passo è un rischio, ogni scelta una roulette russa.

Eppure, mentre immergo gli occhi in quelle parole, mi accorgo che la chiave sta forse nell’abbandonarsi alla corrente, nell’accettare l’incertezza come parte del nostro cammino, piuttosto che opporvisi con tutta la forza della nostra resistenza. Non è facile, ma in questo silenzio, circondata da una quiete quasi irreale, trovo un piccolo, impercettibile sollievo.

Poi c’è quell’altro comandamento, quello che parla di “amare il prossimo tuo come te stesso”. Un ideale sublime e quasi disarmante nella sua semplicità. Ma, ahimè, mettere in pratica tale amore è tutt’altra cosa. Perché amare se stessi è una battaglia continua, una lotta contro i demoni interiori che ci tormentano, che ci sussurrano all’orecchio le nostre fragilità, le nostre colpe. E allora come possiamo amare gli altri quando non riusciamo nemmeno ad abbracciare la nostra stessa essenza?

Mi guardo indietro e vedo i miei fallimenti, le mie debolezze, quelle sere in cui l’autoaccusa mi ha fatto compagnia. È un cammino arduo, quello dell’autoaccettazione, eppure è il primo passo verso l’amore autentico. Perché solo quando siamo in pace con noi stessi possiamo realmente offrire amore agli altri, senza maschere, senza aspettative.

E mentre il silenzio serale mi circonda, sento una presenza che mi fa compagnia, come se il divino fosse seduto accanto a me, in silenzio, ascoltando i miei pensieri, condividendo le mie riflessioni. È un’energia palpabile, un’ombra di conforto che mi guida lungo il tortuoso cammino della vita.

Ecco, in questo preciso momento, con Franco Battiato che canta “La cura” in sottofondo, tutto sembra più chiaro. C’è una bellezza imperfetta e inestricabile nella lotta per vivere secondo questi principi. Non è facile, lo so, ma in questo silenzio, in questo rifugio notturno, trovo una piccola luce di speranza. Una luce che mi dice che, forse, anche in mezzo alle nostre incertezze e alle nostre battaglie interiori, possiamo trovare un senso, una guida, un amore capace di trasformare il mondo in un posto migliore, un passo alla volta.

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