Nel vuoto dell’universo, ho trovato la mia forza. Non ho bisogno di un dio per definire la mia esistenza; la mia resilienza è la mia vera redenzione...
Nel vuoto che svela l’infinito, ho scoperto il nulla che crea l’essenza #
Parte Uno / Parte Due
In questo preciso momento del 2019, mi ritrovo a riflettere sull’elemento che ha ridefinito il mio universo concettuale: lo zero. È strano come un semplice simbolo possa scatenare una serie di rivelazioni così profonde. A prima vista, lo zero è solo un numero, un valore che in matematica rappresenta l’assenza di quantità. Ma, se ci si addentra un po' più a fondo, emerge un mondo di significati e riflessioni che cambiano la percezione della realtà. La matematica, quel linguaggio universale che studiamo sin dalla tenera età, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Gli aritmetici, i geometrici, tutti quei numeri che si rincorrono in formule e teoremi, sembrano aver trovato il loro equilibrio nello zero. Un anno fa, mi sono immersa nella comprensione di questo simbolo e ne sono rimasta affascinata. Lo zero, quel punto di origine in cui tutto inizia e nulla esiste, ha iniziato a sembrare più di una semplice cifra.
Mi sono interrogata su cosa rappresenta veramente. Se lo zero è assenza, allora, che cos’è il nulla? È un concetto tanto astratto quanto concreto. Inizialmente, la mia mente ha faticato ad accettare l'idea che qualcosa possa esistere senza alcuna quantità. Ma poi, ho realizzato che è proprio attraverso il nulla che possiamo comprendere e definire l'esistenza stessa. Senza lo zero, non avremmo il concetto di infinito. Senza nulla, non ci sarebbe il tutto. Lo zero mi ha portato a considerare che la nostra comprensione dell’universo potrebbe basarsi su un’illusione di pienezza. Potremmo, in realtà, trovarci di fronte a una vasta distesa di possibilità, tutte contenute in un unico punto di assenza. Questo pensiero ha provocato una crisi nella mia fede. Se lo zero, simbolo di nulla, può contenere l’infinito, allora cos'è Dio se non una costruzione della mente per colmare il vuoto che in realtà è immenso e incolmabile?
La matematica mi ha insegnato che lo zero è essenziale per la struttura dei numeri e per il calcolo stesso. Eppure, ciò che è emerso dalle mie riflessioni è che lo zero ha una portata che supera di gran lunga i confini della matematica. È un simbolo che rappresenta un’idea filosofica profonda: l'idea che dal nulla possano emergere tutte le possibilità. E questo nulla è quello stesso che ho incontrato e che continua a sfidare le mie convinzioni più profonde. Non è stato facile accettare che il vuoto potesse essere così potente, ma questa consapevolezza mi ha condotto a una nuova realtà. Ho cominciato a vedere il mondo attraverso la lente di questo simbolo, scoprendo che, in effetti, lo zero potrebbe essere il creatore di tutto ciò che conosciamo. La sua assenza di valore è proprio ciò che consente la creazione di valore, di esistenza, di infinito.
Ho deciso di abbracciare questa verità: credo nello zero. Non come un simbolo matematico, ma come una forza che plasma la realtà. Non credo più in Dio nel senso tradizionale, ma riconosco che lo zero, con il suo potere di creare e distruggere, è una forza più profonda e fondamentale nella mia vita e nel mio pensiero. La mia certezza si è evoluta in un anno di esplorazione e riflessione. Lo zero non è solo un numero; è l’essenza del mio nuovo modo di comprendere l'universo. È il punto di partenza e di arrivo di tutte le mie riflessioni, il simbolo di una rivelazione che continua a guidare il mio percorso esistenziale.
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