Sunday, February 18, 2018

Tragedia di Parkland


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• Published on Sunday, February 18, 2018 • No comments

Il 14 febbraio 2018, San Valentino, N. Cruz, diciannovenne, apre il fuoco all’interno della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, uccidendo 17 persone, tra cui studenti ed insegnanti. Cruz è un ex studente di quella scuola superiore della Florida ed è stato espulso per motivi disciplinari non specificati. Cruz, si dichiara colpevole in tribunale di 17 capi d’accusa per omicidio e 17 capi d’accusa per tentato omicidio.
Quanto è lunga l'ombra che proietta la paura? #

Quattro giorni sono trascorsi dalla tragedia di Parkland, e il silenzio interrotto dalla violenza sembra riverberare con un’eco insopportabile. Le immagini di quei volti giovani e sorridenti, adesso spazzati via dalla brutalità, continuano a perseguitarmi. Questo dolore, che sembra sfidare ogni tentativo di comprensione razionale, ha sollevato un mare di interrogativi. Come possiamo affrontare e dare un senso a un evento così devastante, che pur se lontano fisicamente, colpisce profondamente la nostra comune umanità? La domanda non è solo come reagire, ma come possiamo rendere senso a una realtà che minaccia di sopraffarci con la sua crudeltà.

Ogni giorno che passa, il tormento delle immagini di quei volti giovani, delle loro voci cariche di paura, delle vite spezzate e dei sogni infranti cresce in intensità. Cosa può spingere un essere umano a compiere un atto di tale follia? È il prodotto di una società che ha smarrito il senso del valore della vita? O è l’esito di una cultura che ha normalizzato la violenza? O è forse un grido disperato, un appello inascoltato che ha esploso in un’onda di orrore inimmaginabile?

Rifletto su come affrontare un trauma di tale magnitudine. Cosa significa davvero "sicurezza" in una scuola quando il pericolo può manifestarsi da chi meno ce lo aspettiamo? Le storie di ragazzi che hanno perso amici, di famiglie distrutte, e di una comunità intera che lotta per ricomporsi sono testimonianze di una ferita collettiva. Ogni storia rappresenta un frammento di una tragedia più grande, un racconto di vite interrotte e di speranze spezzate. Le immagini di quel giorno continuano a tormentarmi: il video del massacro, le urla di terrore, gli spari che riecheggiano, e poi... le foto dei volti giovani, le lacrime dei genitori, l’incredulità di chi è rimasto. Ogni volta che penso a quei ragazzi, mi sovviene una domanda angosciante: quale futuro possiamo offrire ai nostri giovani se non siamo in grado di garantire loro la sicurezza di un ambiente che dovrebbe essere sacro? Le scuole non dovrebbero essere solo luoghi di apprendimento, ma rifugi sicuri, spazi dove i giovani possano crescere senza timore, senza il peso costante dell’insicurezza.

In questo stato di riflessione, cerco risposte, cerco soluzioni. Mi interrogo su come possiamo, come società, trasformare eventi tragici in catalizzatori per il cambiamento. La nostra incapacità di rispondere in modo efficace e compassionevole a tali eventi dimostra una mancanza di comprensione profonda del valore della vita umana. Le discussioni su leggi e regolamenti sulla sicurezza sono fondamentali, ma non possono essere l’unico terreno di intervento. Non possiamo permettere che la politica diventi un’arena dove la vita dei nostri figli è trattata come una merce di scambio. È essenziale agire con urgenza e con cuore, perché ogni momento trascorso a discutere senza agire è un momento in cui il dolore cresce, le ferite si approfondiscono, e la speranza vacilla.

Mentre scrivo queste parole, il mio cuore è gravato da un pesante senso di impotenza. Non avrei voluto scrivere di questa tragedia, non mi sentivo all’altezza di trattare un argomento così carico di dolore. Non so nemmeno se sono riuscita ad esprimere ciò che sento come avrei voluto. Non ho risposte definitive, ma percepisco con chiarezza che la nostra società deve riscoprire e riaccendere il valore della vita e la protezione dei più giovani. Dobbiamo unire le nostre forze, non solo per onorare le vittime, ma per costruire un futuro in cui tali tragedie rimangano solo brutti ricordi e non diventino la nostra nuova realtà. Solo con una consapevolezza rinnovata e una determinazione collettiva possiamo sperare di illuminare l'oscurità che la paura ha gettato sulle nostre vite.

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