Rivedo quella bambina con i capelli corti da maschiaccio, gli occhi spalancati verso il mondo, ancora ignara della complessità della vita. La semplicità di quei giorni la avvolge come una coperta calda, un'innocenza che si riflette in ogni gesto, ogni sorriso. A cinque anni, la vita è un giardino segreto dove ogni fiore è una scoperta e ogni gioco è una nuova avventura. All'epoca, il traffico era solo un concetto astratto, qualcosa che non esisteva nel mio universo fatto di biciclette, giocate a pallone e corse nel parco. Le preoccupazioni per le bollette da pagare, i conti che non tornano a fine mese, erano ombre lontane, problemi di grandi, di quegli adulti che osservavo con una certa curiosità ma da cui rimanevo distaccata, protetta nella mia bolla di spensieratezza.
E il cuore spezzato? Ah, il cuore era un tamburo che batteva al ritmo di risate e sogni, non ancora segnato dalle ferite dell’amore e delle delusioni. L'unica cosa che poteva far male era una caduta dalla bicicletta, una sbucciatura al ginocchio curata con un bacio e una carezza. Il dolore era un concetto semplice, temporaneo, che passava in fretta e lasciava spazio alla gioia di un nuovo giorno. Tutto ciò che desideravo era che la mamma o il papà tornassero a casa con il nuovo gioco. Il mondo si riduceva a quell'attesa febbrile, quella felicità pura e incondizionata che solo un bambino può provare. Un sorriso di mamma, un abbraccio di papà, erano tutto il necessario per sentirsi al sicuro, per sentirsi amati. La felicità era così semplice, così tangibile.
Eppure, è proprio in quella semplicità che si nasconde la vera essenza della vita. È lì che impariamo le lezioni più importanti, che accumuliamo i ricordi che ci sosterranno nei momenti più bui. Ci dimentichiamo troppo facilmente di quei giorni, della facilità con cui accettavamo la vita e ci lasciavamo sorprendere da essa. Crescendo, impariamo a complicare tutto, a vedere problemi dove non ce ne sono, a preoccuparci per l’inevitabile e l’imprevedibile.
Quando penso a quella bambina, vedo me stessa in una luce diversa. Vedo la purezza dei suoi sogni, la forza nascosta nella sua innocenza. E mi chiedo dove sia finita quella semplicità, quella capacità di vivere nel presente senza essere soffocati dal passato o dal futuro. Mi chiedo come possiamo ritrovare quella parte di noi stessi che abbiamo lasciato indietro, persi nella corsa frenetica della vita adulta. In fondo, forse non è mai troppo tardi per tornare indietro, per riscoprire la bellezza delle piccole cose, per abbracciare di nuovo quella bambina che vive dentro di noi. Magari, possiamo ancora trovare la strada verso quella semplicità, verso quella felicità autentica che non dipende da nulla se non dal nostro sguardo sul mondo.
Sigh... Le cose che abbiamo dato per scontate...
Eclipse
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