I fuochi esplodono nel cielo e dentro di me, ma lui mi prende la mano e mi riporta alla quiete #
Amsterdam. Dicembre. Il vento taglia la pelle, ma mi piace. Mi ricorda che sono viva. Questo è il mio primo Capodanno qui. Amsterdam non è solo un punto su una mappa, è una città che sputa arte, cultura e caos, tutto insieme, come un mosaico che non finisce mai di comporsi. Lo sento sulle spalle, come se ogni passo che faccio su questi ciottoli fosse un pezzo della mia anima che si unisce al suo pavimento.
Lui arriva, mi prende per mano, e mi sembra quasi che l’aria si riscaldi. Non parliamo molto. Non ce n'è bisogno. Le sue dita sono calde, salde. Come se mi dicesse con quel gesto silenzioso che tutto ciò che conta è adesso, qui, tra noi. I suoi occhi brillano di quella luce incerta che conosco troppo bene. Una promessa mai pronunciata.
I fuochi d’artificio esplodono nel cielo sopra di noi. Il rumore mi entra nelle ossa, rimbomba. Amsterdam festeggia il nuovo anno. Ma io, io festeggio lui. È strano come il mondo si riempia di luci, suoni, eppure dentro di me ci sia solo silenzio. Forse è per questo che ho sempre avuto un rapporto complicato con le feste. Sembrano richiedere un’allegria che non è la mia. Io vivo nell’ombra, nei silenzi tra una parola e l’altra, nella quiete che solo pochi sanno apprezzare.
Eppure, lui è qui, e sembra capire. O forse finge di capire. Non lo so. Ma quando mi guarda, quando mi sorride, mi illudo che sappia davvero chi sono. O almeno ci prova.
A pochi passi da noi, una coppia ride forte, e si abbraccia mentre le scintille dei fuochi cadono a pioggia attorno a loro. Li osservo, e per un attimo mi chiedo cosa significhi davvero la felicità. È così? Un attimo di pura euforia, seguito dal nulla? O è qualcosa di più sottile, come questa quieta connessione che sento ora, mentre lui mi stringe la mano più forte?
Amsterdam ha una bellezza tutta sua. Non è quella bellezza perfetta e ordinata delle città che si vantano di esserlo. No. Qui è tutto storto, scomodo, eppure affascinante. Mi sento a casa, finalmente. Qui non devo spiegare perché sono come sono. Le luci riflettono sui canali, creando forme che sembrano danzare. Mi ricordano quanto sia effimero tutto questo. Un attimo prima sono lì, e l’attimo dopo sono dissolte. Come le persone, penso.
Ogni anno passato ha il suo peso. Ma quest’anno è diverso. Quest’anno ho lui. E non so se questo significhi che tutto andrà bene, ma per ora mi basta. Sento la sua mano che si allenta, come se volesse lasciarmi un po’ di spazio, ma non lo fa. È un gesto sottile, come il respiro. Forse anche lui ha paura.
Non posso fare a meno di pensare a come sarei se non fossi qui, ora. Forse sarei ancora in Italia, forse persa in una città che non mi appartiene più. Amsterdam è caos, ma è un caos che mi nutre. E lui, lui è l’equilibrio che non pensavo di poter trovare. Forse perché non lo stavo cercando davvero.
Mi volto verso di lui e vedo il riflesso delle luci nei suoi occhi. Sorride, ma non è un sorriso completo. C'è sempre qualcosa che rimane sospeso tra di noi, come un’ombra che ci accompagna. Ma forse è proprio quella che ci tiene uniti. Forse siamo fatti di ombre.
I fuochi finiscono. Il rumore si affievolisce, e la città sembra trattenere il fiato per un istante. Il nuovo anno è iniziato, ma io non lo sento davvero. Sento solo l’adesso, questo momento, il suo respiro che si mescola al mio.
Mi stringe un po’ più forte e io lascio che lo faccia. Forse stiamo entrambi cercando qualcosa che non troveremo mai, ma per ora ci siamo. E questo, forse, è tutto quello che conta.
Buon anno a tutti
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