Ho preso il cellulare in mano, e una sua chiamata appare sullo schermo. Rispondo subito, il cuore che batte all’impazzata. "Pronto," dico con un filo di voce, tentando di mascherare l'emozione che mi assale in quel momento. E poi lo sento, il suono familiare della sua voce che risponde alla mia chiamata, un’armonia che mi riempie di calore e conforto. "Hey," risponde lui, la sua voce è come una carezza per le mie orecchie, familiare e rassicurante. "Come stai?" La semplicità della sua domanda mi sorprende, ma anche mi conforta.
"Sto," confesso, lasciando che un sorriso timido si dipinga sul mio volto. "Stai? Stai come? Felice, triste? Cosa vuol dire STO?" Siamo qui, immersi in un silenzio che pesa sulle nostre anime come un’ombra in una giornata soleggiata. I nostri respiri si mescolano nell’aria carica di tensione. Le lacrime bagnano le mie guance, un fiume di emozioni rese palpabili dal mio pianto incontrollabile. E lui, lui lo sente.
"Perché piangi adesso?" La sua voce, calma e preoccupata, rompe il silenzio e mi costringe a confrontarmi con la mia stessa vulnerabilità.
Vorrei dirglielo. Vorrei dirgli quanto mi dispiaccia per tutto, per le parole urlate, per la fuga disordinata, persino per lo schiaffo che non avrei mai dovuto sferrare. "Scusami... Mi sento così stupida a ripensarci," balbetto.
Ma c’è altro, tanto altro che vorrei dirgli. "È che..." inizio, cercando di trovare il coraggio per confessare ciò che mi opprime il cuore. "E che cosa?" La sua voce è morbida, un invito a confidarsi, a condividere quel peso che mi affligge.
"È che... mi importi troppo, ecco!" ammetto finalmente, le parole uscite a fatica, come se portassero con sé un’ondata di vulnerabilità che mi spaventa. "Mi piaci troppo," continuo, sentendo il mio cuore battere furiosamente nel petto. "Sei così... meraviglioso. Con il tuo sorriso che illumina ogni stanza, con la tua gentilezza verso chiunque incontri, persino con i senzatetto che aiuti con le tue mancie generose."
Il silenzio si fa ancora più denso, e io lo sento ascoltare attentamente ogni mia parola. "Mi porti a vedere le partite allo stadio," proseguo, "e cantiamo i cori assieme, come due compari in una commedia musicale. Mi porti nei migliori locali, dove gustiamo le prelibatezze della cucina e ridiamo insieme come se non ci fosse un domani."
"Mi fai vedere i migliori tramonti, mi mandi le migliori canzoni su MSN..." Mi fermo un istante, sentendo il nodo alla gola stringersi sempre di più. "E al mattino..." la mia voce trema, "ti preoccupi persino di portarmi la focaccia, chiedendomi sempre se ho fatto colazione, perché per te è il pasto più importante del giorno." Un lungo sospiro sfugge dalle mie labbra, mentre cerco di trovare il coraggio per proseguire.
"Mi piaci troppo," ripeto, "e il pensiero di perderti per una storia destinata a finire male... Mi fa male, capisci?"
E lui prosegue con... "Capisco, davvero. È difficile, ma so quanto ci teniamo l'uno all'altro."
"Per ora io... Non voglio impegnarmi con nessuno... Per favore, cerca di capirmi... Non voglio PERDERTI. So come mi comporto con i ragazzi, e so quanto posso essere STRONZA e MENEFREGHISTA. Non voglio farti passare quello che altri hanno passato, capiscimi..." Abbiamo parlato un po’ di più, credo che sa che quello che provo è colpa di mio padre, che non mi sono mai fidata degli uomini per colpa SUA, e di come ha trattato mia madre.
Abbiamo chiuso la chiamata senza se, senza ma. Credo che abbia capito le mie intenzioni. Infondo, lui le capisce sempre.
The Show Must Go On, come cantano i Queen. La verità è che in ogni relazione, in ogni confidenza, ci sono degli atti di coraggio. A volte, come in questa chiamata, il vero spettacolo è quello che avviene dietro il sipario del nostro cuore, in quei momenti di pura vulnerabilità che rendono ogni parola e ogni silenzio una dichiarazione di amore e di paura.
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