Mi sono addormentata stanca e confusa, il cuore appesantito dalla rabbia e la mente bombardata da mille pensieri sconnessi. Dopo il litigio con M., avevo spento il cellulare, cercando di sottrarmi al martellante ritmo delle notifiche e delle chiamate perse. Speravo che il sonno potesse portare chiarezza, che il buio della notte mi avrebbe concesso una tregua dal tumulto interiore che mi stava consumando. Ma la pace tanto desiderata non è arrivata. Anche nel sonno, il caos era implacabile, come una tempesta che non concede tregua.
Quando finalmente riapro gli occhi, mi ritrovo immersa in una stanza avvolta dall'ombra, e il mio cellulare, spento e silenzioso, giace accanto a me come un compagno di sventura. Con un senso di disagio che mi stringe il petto, accendo il telefono. Ciò che vedo mi colpisce con una violenza inaspettata: mille chiamate perse da M., seguite da una raffica di messaggi di scuse. Dieci messaggi, ognuno più disperato del precedente, tentano di spiegare, di placare l'ira, di ristabilire il contatto.
Rimango un momento a fissare lo schermo, tentata di decifrare ciò che provo. La rabbia, quella rabbia che aveva bruciato in me durante il litigio, ora si mischia con la delusione e la tristezza. Avrei dovuto sentirmi sollevata dalle scuse di M., eppure mi sento vulnerabile, persa, incerta sul da farsi. Respirando profondamente, decido di fare il primo passo verso la riconciliazione. Scelgo il suo numero dalla rubrica e compongo il numero, sperando di sentire la sua voce, di chiarire le cose, di ricucire quel legame lacerato.
Ma quando premo il tasto per chiamare, il silenzio freddo dall'altra parte della linea mi accoglie. Il telefono di M. è spento, come se lui avesse scelto di chiudere quel capitolo, almeno per oggi. Provo a chiamarlo più volte, ma ogni volta mi ritrovo di fronte a una segreteria telefonica vuota. L’amarezza mi pervade, seguita da una sensazione di solitudine e vuoto. Non posso parlare con lui, non posso risolvere le cose, chiarire i malintesi.
Poso il telefono con un sospiro pesante, cercando di metabolizzare quanto accaduto. Abbiamo litigato, o meglio, IO HO LITIGATO CON LUI, e non siamo riusciti a trovare una soluzione. Il dolore di questo fallimento mi schiaccia, e la frattura che si è aperta tra noi sembra troppo vasta per essere sanata in questa notte.
Avrei voluto che le cose fossero diverse, che il nostro litigio non avesse causato una tale frattura. Ma ora, è troppo tardi, almeno per oggi. Il silenzio che mi circonda è come una condanna, un segno inequivocabile che per ora, dobbiamo restare separati, distanti, immersi nella nostra solitudine.
La musica che aleggia nella mia mente è quella di "Dilemma" di Nelly featuring Kelly Rowland, e le sue note malinconiche sembrano rispecchiare il mio stato d’animo. Questa canzone, che un tempo mi dava sollievo, ora è diventata una colonna sonora di una notte che sembra non finire mai. E così, mentre la notte avanza e il sole sembra lontano, mi ritrovo a fare i conti con la mia rabbia e il mio dolore, aspettando, sperando che domani possa portare una nuova chance, una possibilità di ricominciare, di sanare il lacerato.
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Eclipse
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Eclipse ~ Eclixar.
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