Tuesday, January 1, 2002

Buoni propositi / 2002


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• Published on Tuesday, January 01, 2002 • No comments

La Commedia dei Propositi Infranti #

Di certo, il primo passo per diventare un disastro è promettersi il paradiso. Ho preso questa decisione, come tanti altri, con l'intensità di una preghiera: svegliarmi all’alba, correre nel parco, studiare, mangiare sano. Eppure, eccoci qui. Mi sveglio, lo snooze button è il mio fedele compagno e il parco è un miraggio distante dalla morbidezza delle coperte. Il mio letto è un nido di tentazioni, e il parco, un antico e sfuggente idillio.

Ogni mattina mi prometto che oggi sarà diverso. Ma quando la sveglia suona, non è la promessa a risuonare, ma la dolce melodia del mio snooze button, che mi invita a restare ancora qualche istante nel limbo del sonno. E io cedo, come un soldato disarmato, affondando tra i cuscini. Fuori, il parco è un verde irraggiungibile, un lusso che non posso permettermi mentre mi abbandono alla dolcezza del riposo.

E così, mi ritrovo nel circolo vizioso dell’autoinganno, una danza che conosco fin troppo bene. Avevo giurato solennemente di studiare con dedizione, di abbandonare la procrastinazione come se fosse un peccato mortale. Ma i miei buoni propositi si scontrano con la dura realtà. La scrivania, un campo di battaglia, è invasa da una montagna di libri e appunti che sembrano ridere di me. Io, con la stessa serietà di un soldato in fuga, mi rifugio nei blogs, come se l’ennesima lettura virtuale fosse l’ultimo baluardo della civiltà.

E poi, c’è il proposito di mangiare sano. La mia mente lo contempla con una sorta di reverenza, ma il mio cuore – e, oserei dire, il mio stomaco – ha altre idee. Chi può ignorare il richiamo inesorabile della fame a mezzanotte? Chi può rinunciare al piccolo atto di ribellione, al pezzo di cioccolato che si scioglie in bocca come un bacio rubato? Mi illudo, forse, che il cioccolato sia un balsamo per l’anima, un antidoto alle mie incertezze e ai miei fallimenti.

La verità è che i buoni propositi, quei pilastri di intelligenza e autocontrollo, sono già andati a farsi benedire. E adesso, mi ritrovo qui, nella mia mediocrità, accettando che forse sono destinata a essere un disastro ambulante. E se è così, almeno posso dire che sono coerente con me stessa. Non ho ceduto alle maschere della perfezione. Non ho abbandonato l’autenticità per una vita di facciata.

Accetto che sono umana, con tutte le sue contraddizioni e le sue debolezze. Mi rendo conto che la perfezione è un’illusione, una trappola da cui è impossibile scappare. È un compito arduo, essere fedeli a se stessi e, nello stesso tempo, soddisfare le aspettative imposte dai buoni propositi.

In fondo, abbandonare i propositi non è un fallimento, ma una riconciliazione con la propria umanità. È accettare che la vita è una commedia di errori, di promesse non mantenute e di piccole conquiste quotidiane. E in questo teatro, io sono il disastro ambulante che recita con passione, con tutte le sue imperfezioni, senza mai perdere il coraggio di essere autentica.

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