Dal 27 marzo, giorno che resterà impresso come un record drammatico, il conteggio dei morti ha cominciato una lenta discesa. Ma la vera domanda è: quale prezzo siamo disposti a pagare per questa "normalità"? Questi numeri, così gelidi e impersonali, nascondono una realtà più profonda, quella di famiglie distrutte e vite spezzate. Nel silenzio di una città che non smette di respirare, l'eco di queste notizie sembra amplificarsi. È come se ogni dato fosse un colpo di martello su un incudine, un continuo richiamo a una realtà che non possiamo ignorare. La frustrazione e la paura sono palpabili, e ci spingono a riflettere su quanto poco possiamo realmente controllare.
La mia mente si perde tra le riflessioni su quanto accaduto e ciò che potrebbe ancora accadere. Come possiamo prepararci a un futuro così incerto? L'unica certezza è che, mentre le autorità italiane lottano con numeri sempre più angoscianti, noi, da lontano, dobbiamo trovare il modo di rispondere a questa chiamata collettiva.
Quale sarà il nostro ruolo in questa tragedia globale? La nostra distanza fisica non può tradursi in un distacco emotivo. Ciò che accade a un angolo del pianeta, in fondo, riguarda anche noi. È il momento di agire, non di restare in silenzio.
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Ogni parola in questo blog nasce dalle mie esperienze e riflessioni. Scrivo per passione, non per professione, perché è il mio modo di respirare. La tua privacy è importante: le informazioni condivise saranno trattate con riservatezza.Per maggiori dettagli, consulta la mia Informativa sulla Privacy.
Eclipse ~ Eclixar.
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