e un futuro che si specchia nel canale di un sogno #
Non so da dove iniziare, né come fermare il tremore che sento dentro. Mi guardo intorno, eppure, è strano come tutto qui sembra voler restare fermo. Milano, la città che conosco a memoria, sembra avvolgermi per l'ultima volta. Un abbraccio senza parole, fatto di asfalto, palazzi e quel caos di clacson che non riesco più a sopportare. Domani parto per l’Olanda. No, domani parto per Amsterdam, e questa è un'enorme differenza.
Il mio ragazzo dorme già, steso sul letto, con quella serenità che solo lui riesce ad avere in momenti come questo. Io non riesco a chiudere occhio. Le valigie sono lì, aperte, a metà. Ogni oggetto che ripongo mi parla di una vita che non voglio abbandonare del tutto, ma che devo lasciare indietro per iniziare un'altra. Un altro pezzo di me stessa, forse un’altra versione di me. Mi viene da chiedermi: “Cosa resterà di tutto questo?”
Eppure, ho scelto io. Abbiamo scelto noi. L'Olanda ci aspetta. Amsterdam con i suoi canali, i suoi colori e quel vento freddo che ho già sentito sulla pelle durante i nostri viaggi. È un salto nel vuoto, lo so, e mi terrorizza. Ma a volte bisogna saltare, perché restare fermi non è più un’opzione. Mi ripeto che tutto questo ha un senso. Che trovare una casa, un lavoro, nuovi amici, forse, cambierà tutto. O forse cambierà solo me. Oggi è l'ultima sera qui, e la città è viva come sempre. Le luci riflettono i miei pensieri confusi. Penso al primo giorno in cui ho conosciuto Milano. Ero giovane, ingenua, con l’aria di chi pensa di avere tutto il mondo ai suoi piedi. E poi ho incontrato lui, l’uomo che ora dorme a qualche metro da me, tranquillo come se tutto fosse semplice. La sua calma mi innervosisce, perché io non riesco a trovare pace. Voglio piangere e ridere insieme. Ma non faccio né l’uno né l’altro.
Mi affaccio alla finestra e mi godo un’ultima volta la vista della strada. Le persone camminano rapide, senza mai guardarsi davvero negli occhi. La fretta, la solita fretta di Milano, come se ci fosse sempre qualcosa di più importante da fare. E io? Io sto per fuggire via da tutto questo, per scoprire se esiste un posto dove il tempo non è solo denaro, dove i sorrisi sono più frequenti dei sospiri. Mi ripeto che è solo l’inizio, ma sento un peso nel petto che non so come spiegare. È la nostalgia per qualcosa che non ho ancora perso del tutto. La verità è che sono spaventata. Lo ammetto, finalmente. Ho paura di non riuscire, di sentirmi persa tra lingue che non capisco e volti sconosciuti. E se poi ci pentiamo? Se Amsterdam non sarà come l'abbiamo immaginata? Se, una volta lì, mi rendo conto che Milano è tutto ciò che ho sempre desiderato, e l’ho abbandonata senza pensarci due volte?
Rido di me stessa per un istante. Ho sempre avuto questa maledetta abitudine di drammatizzare tutto. Forse sono fatta così, condannata a vivere con l’anima in bilico tra due mondi, tra il desiderio di andare e quello di restare. E ora sono qui, a un passo dal cambiamento più grande, e non riesco nemmeno a chiudere una valigia senza fermarmi a riflettere su ogni singola cosa che metto dentro. Domani sarà diverso, me lo ripeto. Mi dico che troverò la mia strada, che Amsterdam non è solo un’altra città, ma un’opportunità. Un inizio nuovo per noi, per me. È quello che mi serve, una ventata di aria fresca, di libertà. Ho bisogno di evadere da questa routine, da una vita che, in fondo, mi sta stretta.
Domani salirò su quell'aereo con lui, e insieme scopriremo se questa è la scelta giusta. Mi fido di noi, mi fido di lui. E mi fido anche un po’ di quella parte di me che ha sempre creduto che cambiare sia l’unico modo per vivere davvero. Anche se è difficile, anche se spaventa. Chiudo gli occhi per un istante. Respiro profondamente. Forse è ora di smettere di pensare, di smettere di avere paura. Dopo tutto, la vita è questo, no? Un continuo partire e restare, senza mai sapere quale delle due cose ti porterà davvero a casa.
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