Dicembre. Il mese delle promesse non mantenute e delle speranze nascoste sotto strati di gelo. La neve scende incessante, avvolgendo ogni cosa in un silenzio ovattato che sa di tregua, ma non di pace. È un dicembre che ti costringe a guardarti dentro, a chiederti cosa resta di te quando tutto attorno è immobilità. Il negozio è caldo, un rifugio dal mondo esterno, un guscio che mi tiene al sicuro dalla morsa del freddo. La luce dorata delle candele danza sulle pareti, creando ombre che si allungano e si contraggono come in un respiro. Fuori, l'Europa è bloccata. I voli cancellati, le strade deserte, le città coperte da un manto bianco che non promette nulla di buono. Il Natale, quest'anno, ha un sapore diverso.
Osservo i volti delle persone che entrano. Hanno tutti la stessa espressione di chi cerca qualcosa, ma non sa cosa. Alcuni acquistano regali, altri si fermano solo per scaldarsi, per sentire quel calore che fuori sembra ormai dimenticato. Io li guardo, li studio, cerco di capire chi sono davvero. C'è una fragilità nei loro gesti, una vulnerabilità che mi colpisce. È come se la neve avesse svelato il loro vero volto, togliendo ogni maschera.
Mi viene in mente il dicembre di dieci anni fa. Un altro mondo, un'altra vita. Allora, il Natale era una corsa frenetica, un'infinità di luci e suoni che riempivano l'aria. Ma oggi, mentre la neve cade lenta, sento che tutto si è fermato. Non c'è più spazio per le illusioni. Solo per la verità. Il calore del negozio mi avvolge come un abbraccio, ma dentro di me c'è una fiamma che brucia. Un desiderio di qualcosa di più, qualcosa di vero. Mi chiedo se anche gli altri lo sentano. Se sotto la superficie di sorrisi forzati e auguri vuoti, non ci sia una sete di autenticità, di essenza.
Una donna entra, si toglie i guanti con movimenti lenti, quasi rituali. I suoi occhi incrociano i miei per un istante e c'è qualcosa di familiare, di inquietante in quello sguardo. Forse è solo la mia immaginazione, o forse c'è davvero un filo invisibile che ci lega tutti, in questo dicembre che sembra volerci mettere alla prova. Fuori, la neve continua a cadere, indifferente ai nostri drammi, alle nostre piccole storie. Ma io sento che c'è qualcosa di più grande che si sta muovendo. Una metamorfosi che inizia sotto la superficie, che scava in profondità. È un dicembre di cambiamenti, di rivelazioni.
Mentre chiudo la porta dietro l'ultimo cliente, mi fermo un istante a guardare fuori. La neve riflette la luce del negozio, creando un alone dorato che sembra sfidare il buio della notte. E in quel momento, capisco. Non è il Natale che è diverso, siamo noi. E forse, solo forse, è il primo passo verso qualcosa di nuovo, di vero.
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