Sono a Milano. Respiro l'aria densa di questa città che corre, incessante, senza fermarsi mai. Eppure, sotto la frenesia delle vie affollate, sento il peso di una crisi che morde, che non lascia scampo. Ogni passo che faccio sembra portare con sé l'eco di notizie lontane, quelle che parlano dell'America, di Obama, di un uomo che ha deciso di affrontare l'impossibile. È il febbraio di quest'anno. Obama firma l'American Recovery and Reinvestment Act, un piano di stimolo economico da 787 miliardi di dollari. Un numero che sembra immenso, eppure, in questa crisi, appare come una goccia in un oceano. Sento i titoli dei giornali risuonare nella mia mente mentre cammino per Corso Buenos Aires. Penso a quelle cifre, a quei numeri che sembrano così distanti, eppure, in qualche modo, riguardano anche me.
La crisi non è solo un problema americano, non è solo una questione di numeri su una pagina. È qualcosa che si sente nelle ossa, che si vede negli occhi di chi non ha più certezze. Anche qui, a Milano, sento la tensione, il timore, l'incertezza. Mi guardo attorno e vedo volti preoccupati, vedo negozi chiusi, vedo la paura che serpeggia tra le persone. Ma poi, penso a Obama, a quel piano coraggioso. Mi chiedo se sia possibile ricostruire davvero, se sia possibile risalire dalle macerie con una nuova speranza. Mi viene in mente la mia vita, le mie lotte personali, le mie cadute e le mie rinascite. La vita è fatta così, penso. Si cade, si sanguina, ma poi, con uno sforzo quasi sovrumano, ci si rialza. E forse, questo è ciò che sta cercando di fare anche l'America. Forse, è quello che dovremmo fare tutti.
Il Piano di Stimolo Economico di Obama non è solo un tentativo di salvare l'economia, è una dichiarazione di guerra contro la paura, contro la rassegnazione. È un invito a non arrendersi, a credere che, anche quando tutto sembra perduto, c'è sempre una via per risalire. Penso a tutto questo mentre il sole inizia a calare su Milano, tingendo il cielo di arancio e rosso. C'è una strana bellezza in questo crepuscolo, come se la città, nonostante tutto, non avesse perso la sua anima. Forse è questo che ci rende umani, penso. La capacità di ricominciare, di trovare la forza di andare avanti anche quando tutto sembra crollare. Guardo le persone attorno a me, ognuna con le sue paure, con i suoi sogni infranti. Eppure, vedo anche un filo di speranza, un filo sottile ma resistente, che ci unisce tutti. È come se, in fondo, sapessimo che possiamo farcela, che possiamo superare anche questa crisi.
Cammino per le strade di Milano, e nonostante tutto, sento un senso di pace. Forse perché, come Obama, anch'io ho deciso di non arrendermi. Di continuare a lottare, a credere che ci sia sempre un domani, una possibilità di ricostruire. Sì, oggi è il 2009, ma il futuro è ancora tutto da scrivere. E io, come tanti altri, sono pronta a prendere in mano la penna.
Background musicale: "Quello che le donne non dicono" di Fiorella Mannoia. Una voce che racconta di forza, di resilienza, di una speranza che non muore mai. Perfetta colonna sonora per un momento come questo, dove la fragilità incontra la determinazione.
• remember me
• Eclipse •
• remember me •
• Eclipse •
Eclipse
Ogni parola in questo blog nasce dalle mie esperienze e riflessioni. Scrivo per passione, non per professione, perché è il mio modo di respirare. La tua privacy è importante: le informazioni condivise saranno trattate con riservatezza.Per maggiori dettagli, consulta la mia Informativa sulla Privacy.
Eclipse ~ Eclixar.
0 Comments:
Post a Comment