Oggi ho parlato con una collega. Mi ha guardata come se vedesse qualcosa di nuovo, qualcosa che non aveva mai notato prima. «you are a new soul» mi ha detto, con quel tono convinto che ti fa chiedere se gli altri vedono davvero ciò che sei. Ma cosa significa essere un'anima nuova?
Mi ha spiegato che sono sempre curiosa, che voglio esplorare tutto, fare domande su ogni cosa, come se il mondo non fosse mai abbastanza per me. Ma è questo essere un'anima nuova, o è solo un sintomo di non voler mai accontentarsi? Non riesco a fermarmi. Ogni giorno, ogni secondo, il mio cervello lavora in modo frenetico. Non è una scelta, è una necessità. Ho bisogno di stimoli, di nuovi input. Il pensiero che possa esistere qualcosa che non so, che non ho ancora esplorato, mi spinge avanti, come una fiamma che non si spegne mai. Mi sento intrappolata tra la voglia di conoscere tutto e la consapevolezza che non riuscirò mai a soddisfare questa sete.
Forse è proprio questa incompletezza che mi definisce. C'è qualcosa di potente, quasi elettrico, nel momento in cui scopri una nuova idea, una nuova connessione che ti fa esplodere il cervello in mille atomi. È in quei momenti che mi sento viva, come se tutte le mie cellule danzassero in sincronia. Non cerco risposte facili, non le voglio. Voglio essere scossa, sfidata, voglio che il mio cervello venga messo alla prova fino a sentirmi esausta, e solo allora trovo un momento di pace.
Ma quanto è solitario questo viaggio? Guardarsi intorno e vedere che gli altri sembrano accontentarsi di risposte preconfezionate, di vite che scorrono senza scossoni, mi fa sentire come se fossi fuori posto. Non riesco a conformarmi a quel ritmo lento e prevedibile. Io ho bisogno di velocità, di caos, di idee che si infrangono l'una contro l'altra fino a creare qualcosa di completamente nuovo. E mi chiedo: sono io quella strana? Forse essere un'anima nuova significa vivere costantemente nel paradosso. Desiderare l'ignoto, ma anche temerlo. Non fermarsi mai, ma sentire il peso della stanchezza. Volere tutto e sapere di non poterlo avere.
Non c'è riposo per chi cerca sempre. Ma in fondo, è proprio questo il mio rifugio: la certezza che la ricerca non finisce mai. E ora mi chiedo, mentre scrivo queste righe, se davvero sarò mai sazia. Mi dicono che è possibile trovare un equilibrio, ma non ci credo. Non voglio credere che la fine del viaggio possa arrivare. Voglio che ogni passo, ogni pensiero, ogni idea mi porti sempre più lontano, senza mai fermarmi. Forse è questo il vero significato della crescita. Non arrivare mai ad una meta, ma continuare a spingersi oltre, sempre. Questa la mia condanna, o la mia libertà? Mi porterà verso un futuro di soddisfazione o di perenne inquietudine? E voi, riuscite a vivere senza quella costante fame di sapere? Forse non troverò mai una risposta definitiva, ma questo mi rende davvero incompleta o semplicemente umana?
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