Il calore del sole mi abbraccia con una furia che quasi non sopporto, ma allo stesso tempo mi tiene viva, mi scuote dal torpore dell’inverno che ho lasciato alle spalle. È Giugno, quel mese maledetto e meraviglioso, in cui l’estate irrompe senza chiedere permesso, con il suo carico di calore, di luce accecante, di promesse non dette. Oggi è domenica, ed io sono al mare. Mi sembra di riscoprire ogni volta quel rituale di passione e silenzio, quando le onde si infrangono sulla riva e lasciano alle spalle una scia di schiuma e di speranza. C’è una magia crudele in questo, come se il mare volesse ricordarmi quanto sono insignificante di fronte alla sua eternità.
Cammino sulla spiaggia. Ogni passo affonda nella sabbia bollente, che pare avvolgere i miei piedi come se volesse trattenermi, costringermi a restare in quell’istante. Il vento mi scompiglia i capelli, li solleva con una forza che mi ricorda di quanto siamo tutti in balia degli elementi, eppure ci ostiniamo a cercare di dominarli. Mi lascio trasportare da questa brezza, non come un atto di resa, ma come una consapevolezza che, in fondo, la libertà risiede nell’accettazione del nostro essere piccoli e fragili.
Questi momenti al mare non sono semplici fughe dalla realtà. No, sono un atto di sopravvivenza. Ho bisogno di sentire il sole sulla pelle, di ascoltare il canto del mare, per ricaricare quella parte di me che si è persa nelle battaglie quotidiane. Sì, perché la vita è una guerra continua, un confronto incessante con noi stessi e con gli altri. E io, sotto questo sole implacabile, ritrovo la forza di combattere, di guardare avanti con gli occhi bruciati dalla luce, ma non chiusi.
Le giornate lunghe di questa stagione non sono solo un’opportunità per crogiolarsi nell’ozio. Ho bisogno di sfidare me stessa, di mettere alla prova il mio corpo e la mia anima. E così mi ritrovo a scalare le montagne, a cercare sentieri che nessuno percorre, come se in quei luoghi nascosti potessi trovare una verità che mi sfugge. L’aria di montagna è diversa, tagliente, ma purifica. Ogni passo in salita è un grido contro la gravità, un rifiuto di arrendersi. E quando raggiungo la vetta, il panorama che si apre davanti a me è un premio, sì, ma anche un richiamo. La natura mi parla in quel silenzio, mi ricorda che c’è ancora bellezza in questo mondo, se solo siamo disposti a cercarla, a lottare per vederla.
L’estate è il tempo delle riconciliazioni, ma anche delle battaglie più dure. È il momento in cui tutto è esposto alla luce, senza ombre in cui nascondersi. E io, sotto questo cielo immenso, ritrovo la mia piccolezza, ma anche la mia forza. C’è serenità in questo, un tipo di pace che non si ottiene senza prima attraversare il caos. E così, con il sole che tramonta e il mare che si placa, sento che sono pronta per l’estate. Ma so anche che non sarà una stagione di riposo. No, sarà un’estate di conquiste, di sfide, di luce e di ombre. Ma questa, è la mia estate.
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Eclipse
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