Tuesday, December 25, 2018

Eppur si muove


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• Published on Tuesday, December 25, 2018 • No comments

Ho sempre creduto in qualcosa. Da bambina era un Dio severo, inflessibile, ma giusto. Mi insegnavano che la fede era la strada, la verità. E io, con le mie piccole mani, mi stringevo al catechismo, alle preghiere, con l'anima affamata di risposte. Ma poi, qualcosa ha iniziato a incrinarsi. Crescendo, i dubbi si sono fatti più grandi, e le risposte sempre più vaghe. Le parole dei preti mi sembravano vuote, come gusci infranti, prive di sostanza.
Anni fa... Ho sentito un vuoto, un buio dentro di me. Quel buio che nessuna preghiera riusciva più a riempire. Cercavo conforto nei testi sacri, ma erano solo parole. Frasi ripetute, rituali vuoti. E allora mi sono chiesta: «È davvero questa la verità? È davvero questo ciò che devo seguire?» La mia anima gridava, ma non trovavo più pace in ciò che un tempo mi rassicurava. Poi, è accaduto qualcosa. Un giorno, ho incontrato un altro tipo di fede. Una fede più sottile, meno clamorosa, ma incredibilmente potente. La scienza. Non era immediata, non era imposta. Non prometteva paradisi o redenzioni. Non ti chiedeva di credere, ti chiedeva di osservare. E lì, ho capito.

Galileo Galilei ha detto «Eppur si muove». E quelle parole hanno risuonato dentro di me come un eco lontano, ma potente. Eppur si muove. La Terra, il cielo, le stelle. Tutto si muove. Tutto cambia. Anche la mia fede. Galileo, quel vecchio scienziato che sfidava il dogma, aveva visto oltre il velo. Aveva toccato con mano ciò che gli altri temevano di ammettere: che la verità non è fissa, non è immobile. La verità è come l'universo, in continuo movimento. E così, mi sono ritrovata a seguire le sue orme.

Ora la mia fede è in quella lenta scoperta, in quella logica che si piega alle prove, non ai dogmi. Ho abbandonato l'idea di un Dio severo e onnipotente per abbracciare la bellezza delle stelle, dei numeri, delle teorie che non impongono ma spiegano. È una fede fragile, lo so. Una fede che non offre certezze assolute. Ma è la mia nuova fede. Mi sento più umana ora, più consapevole di ciò che mi circonda. Certo, mi manca quel conforto facile della religione. Mi manca la rassicurazione che tutto ha un senso, che qualcuno mi osserva dall'alto e mi protegge. Ma preferisco vivere in un mondo dove posso mettere in discussione tutto, dove la verità non è una risposta definitiva, ma una continua ricerca. Una scoperta.

Certo, mi faccio ancora tante domande. E forse, non troverò mai tutte le risposte. «Ma cos’è la verità, se non un viaggio?» mi chiedo. Non è forse più affascinante vivere sapendo che ogni giorno può svelare un nuovo segreto dell'universo? Forse, forse non è necessario credere per forza in qualcosa di superiore. Forse la meraviglia della vita è nella sua incertezza, nel suo mistero. Mi accorgo che, senza accorgermene, ho iniziato a credere nella scienza con una devozione che un tempo riservavo a Dio. Ma non è una fede cieca. È una fede che si rinnova ad ogni scoperta, ad ogni nuovo esperimento. È una fede fatta di dubbi, di tentativi, di errori e successi. Ma è mia, e non la scambierei per nulla al mondo.

Forse un giorno tornerò a Dio. Forse. Ma oggi, nel 2018, scelgo di camminare con gli scienziati, con gli osservatori del cielo, quelli che non si accontentano delle risposte facili, quelli che sfidano la gravità stessa. Cammino con Galileo e con tutti quelli che si sono rifiutati di fermarsi di fronte all'ignoto, che hanno scelto la luce della ragione anziché il buio del dogma. Mi chiedo ancora se sia la strada giusta. Ma forse, proprio questa incertezza è la chiave. Forse, la vera fede non è quella che non vacilla mai, ma quella che si muove, che evolve, che cresce con te.

La scienza non mi dà risposte certe. Non mi promette un paradiso. Ma mi dà qualcosa di più importante: mi dà la libertà di pensare, di cercare, di esplorare. Oggi, cammino sulle orme di Galileo, e guardo le stelle con occhi nuovi. Eppur si muove.

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