Wednesday, June 5, 2013

Edward Snowden NASA


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• Published on Wednesday, June 05, 2013 • No comments

Edward Snowden. Un nome che da un giorno all’altro ha interrotto il silenzio. Il silenzio che per troppo tempo ha coperto le menzogne e l’arroganza del potere. Parlo di quel potere che ti guarda, ti ascolta, ti scruta senza che tu te ne accorga. Quello che penetra la tua vita come un ladro nella notte, derubandoti di ciò che hai di più prezioso: la tua libertà. Un uomo solo. Ma quanta solitudine serve per arrivare a prendere una decisione così? Ad essere disposto a rinunciare a tutto pur di parlare? Snowden lo ha fatto, ed è bastato. La sua scelta, la sua azione, ha squarciato il velo di un sistema apparentemente inespugnabile. Ha scosso la terra sotto i piedi di chi credeva che tutto potesse rimanere sepolto sotto una coltre di segreti.

Mi chiedo, quante persone sapevano. Quanti volti avevano già incrociato quei documenti, quelle prove. Quanti occhi si erano chiusi, quanti avevano preferito voltarsi dall’altra parte, per comodità, per paura, o per pura indifferenza. Ma Snowden non ha chiuso gli occhi. Non ha voltato lo sguardo. Ha aperto bocca e ha fatto esplodere una bomba di verità. Un’esplosione che ha raggiunto ogni angolo del mondo. C'è una lezione, qui, che pochi comprendono davvero. Non è solo la violazione della privacy, no. È molto più di questo. È il sistema, quello stesso sistema che pretende di difenderti, che sceglie per te cosa è sicuro, cosa è giusto. Chi lo ha autorizzato? Chi ha deciso che siamo tutti sospetti fino a prova contraria? Chi ha stabilito che la sorveglianza di massa è il prezzo della libertà? Nessuno ci ha chiesto il permesso.

È un'ironia amara, no? Ci dicono che è per proteggerci. «È per il vostro bene», dicono. Ma da chi? Da noi stessi? Perché l’unica cosa che vedo, quando penso a questa sorveglianza, è un mondo in cui nessuno è più davvero libero. Un mondo in cui ogni parola, ogni gesto, ogni respiro viene annotato, schedato, archiviato in qualche freddo server nel mezzo del nulla. Un nulla che diventa tutto. Un nulla che diventa il potere. Questa non è sicurezza. Questa è paura. Paura di ciò che non possiamo controllare. Paura di perdere il dominio su vite che non ci appartengono. E in questa paura, ci convinciamo che sorvegliare, controllare, spiare sia necessario. Che non ci sia altra via.

Edward Snowden ha rotto questo incantesimo. Ci ha mostrato il lato oscuro di una verità che volevano tenere nascosta. Ma a che prezzo? Ora è in fuga, un rifugiato politico. E noi, cosa siamo? Rifugiati nella nostra stessa nazione, vittime inconsapevoli di un grande occhio che non chiude mai. Un occhio che vede tutto, tranne il senso della sua stessa assurdità. Guardiamo a lui come a un traditore, dicono alcuni. Ma cosa ha tradito, davvero? La patria? No. Ha tradito il sistema che ci tradiva. Ha infranto una falsa fedeltà, una fedeltà costruita su menzogne e segreti. E per questo motivo, molti lo odiano. Ma altri lo capiscono, altri lo rispettano, lo ammirano. Perché ci vuole coraggio per svelare la verità, soprattutto quando nessuno vuole ascoltarla.

In un mondo dove tutto è già deciso, Snowden ha scelto di non restare in silenzio. Ha scelto di agire. E ora, noi dobbiamo decidere se seguirlo o continuare a nasconderci. La scelta, ora, è nostra. La verità è una lama a doppio taglio: può ferirti, ma può anche liberarti. Snowden ci ha mostrato che la *trasparenza* non è mai facile, né senza conseguenze. Ma è necessaria. E in questo, ha scelto la strada più difficile, quella che pochi osano percorrere.


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