il cuore danza, unito in una festa che grida speranza #
30 aprile. Oggi è la prima volta che festeggiamo Koninginnedag ad Amsterdam. Mi sveglio con il suono dei clacson, delle risate, delle voci che si alzano al cielo, e non capisco subito. Il mio cuore batte un po’ più forte, confuso. Apro la finestra, e tutto è arancione. Il colore avvolge le strade, i ponti, i canali. È come se la città fosse stata dipinta durante la notte da mani magiche, colorando ogni cosa con una gioia che non so spiegare. Mi sento piccola, sopraffatta, ma non in un modo negativo. No, è come se fossi parte di qualcosa di più grande di me. Forse è questo che significa essere vivi: far parte di un tutto che pulsa all’unisono. Anche se non comprendo ogni parola, anche se il ritmo delle celebrazioni è diverso da quello a cui sono abituata, mi lascio trascinare dal flusso. Il mio ragazzo mi guarda, sorride, mi sistema un cappellino arancione sulla testa. «Così sei una regina anche tu», mi dice. Ma io non mi sento una regina. Mi sento unica.
Scendiamo per le strade, e ogni angolo è pieno di musica, bancarelle, giochi. È una specie di fiera gigante. Eppure, non è la confusione che mi colpisce. È quella sensazione di fuga, come se oggi non ci fosse altro al mondo. Come se tutti avessero messo in pausa le loro vite per unirsi in questo sogno collettivo. Camminiamo lungo i canali, e mi fermo a osservare le barche decorate, ognuna con qualcosa di diverso. Barche piene di persone in una barca, fiori in un’altra, e la musica, sempre presente, sempre forte. Vedo i bambini ridere e correre con i volti dipinti. Vedo le mani che si stringono, gli occhi che si incontrano. Non è solo una festa. È una connessione.
Una donna mi offre una piccola bandiera. La prendo, e sento una strana emozione crescere dentro di me. Mi sembra strano, ma mentre la agito, mi viene da pensare che, forse, l’essenza di ogni festa non è tanto nel celebrare qualcosa, ma nel ritrovarci. Trovarci nei volti degli altri, nei gesti, nelle parole che ci uniscono, anche senza conoscerci. Il tempo passa veloce. La musica cambia, diventa più dolce, più lenta. Il mondo sembra così vasto, eppure così piccolo allo stesso tempo. È strano come un giorno così caotico possa farci sentire vicini. Come se stessimo condividendo non solo lo spazio, ma anche i pensieri, i sogni.
Mentre guardo i fuochi d’artificio illuminare il cielo sopra il Palazzo Reale, penso che questo momento è qualcosa che porterò con me per sempre. Non per i colori, non per il caos. Ma per quella sensazione di essere parte di qualcosa di grande, di bello. Una sorta di epifania. Le note di una vecchia canzone si alzano nell’aria, "What a Wonderful World" di Louis Armstrong. Mi fermo, la ascolto. E penso che forse, è vero. Il mondo è davvero meraviglioso. Non perfetto, ma meraviglioso nella sua imperfezione. Oggi, in questo giorno arancione, lo sento davvero.
Torniamo a casa stanchi, ma con i cuori pieni. Non so cosa significhi davvero essere regina, ma so che oggi, in qualche modo, lo sono stata anche io. Non per il cappello, non per il colore, ma per quella strana sensazione di avere il mondo sotto i piedi, e il cielo sopra la testa. E domani? Chi lo sa. Ma stanotte, il mio cuore batte ancora al ritmo di Amsterdam, al ritmo della festa, al ritmo di Koninginnedag.
Background musicale: "What a Wonderful World" - Louis Armstrong
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Eclipse ~ Eclixar.
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