Siamo noi due, una storia di carta, che non brucia mai del tutto... #
14 febbraio, Amsterdam.
Oggi è la prima volta che festeggio San Valentino. Non ho mai dato peso a questa festa, mi è sempre sembrata vuota, una scusa, un gioco insensato. Eppure, quest'anno è diverso. Forse perché mi sono resa conto di quanto la mia anima abbia bisogno di una pausa, un momento per guardarsi allo specchio e ammettere che sì, anche io ho il desiderio di essere sorpresa. Siamo qui, io e lui, in una città che sembra sospesa tra acqua e cielo, dove i canali riflettono la luce pallida del giorno. Il freddo ci morde la pelle, ma c'è un calore invisibile che ci avvolge. È l'energia del nostro legame, che scorre più forte oggi. Mi fa sorridere come tutto sembri cambiato. Ricordo ancora il primo incontro, lo sguardo sfuggente, e ora, eccoci qui a festeggiare una cosa in cui non ho mai creduto, ma che mi riscopro a desiderare. Mi sento strana, come se questo giorno fosse un rituale da cui non posso più fuggire.
Stamattina, ci siamo svegliati senza fretta, lasciando che il sole entrasse piano nella stanza. La sua mano ha cercato la mia, e mi ha sorriso, senza dire una parola. Non serve altro. Le sue dita raccontano già tutto, come se l'intimità dei gesti bastasse a riempire il silenzio. Poi siamo usciti, camminando lungo i canali, il suono delle biciclette che ci sfiorano, mentre noi, lenti, ci teniamo stretti. Amsterdam oggi sembra più silenziosa, o forse è solo la mia mente che è più calma. Tutto questo caos di luci e di ombre, di persone che vanno e vengono, non mi tocca più. È come se fosse uno sfondo per il nostro mondo, e nulla può disturbarci. Per la prima volta, non sento la fretta di essere altrove.
Mi ha portato in un piccolo caffè nascosto, dove l'aroma del caffè si mischia al profumo di cioccolata. Un gesto semplice, ma in quel momento, sento che stiamo costruendo qualcosa, qualcosa di più grande di una semplice relazione. E lì, davanti a una tazza calda, ci siamo raccontati i sogni, le paure. È strano come queste conversazioni nascano proprio nei giorni in cui tutto sembra più leggero. Ma è proprio in questo modo che ci si riconcilia con se stessi e con l'altro, no? Svelandosi un po' alla volta, lasciando che la vulnerabilità scivoli piano, senza paura. Ricordo quando mi dicevo che non avrei mai festeggiato San Valentino. Era solo una farsa, una maschera per coprire le insicurezze. Eppure oggi, qui con lui, sento che non c'è bisogno di maschere. Non c'è più niente da nascondere, né a me stessa né a lui. È una sensazione strana, come se fossi finalmente libera di essere semplicemente me.
La nostra passione, in fondo, è sempre stata così. Cresce lentamente, quasi invisibile, e poi esplode in silenzi condivisi, in sguardi che dicono tutto senza bisogno di parole. Non ci serve altro. Non ci servono i regali, non ci servono i fiori. Abbiamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno, qui, ora. Ora siamo di nuovo fuori, a camminare senza meta, mentre la città sembra respirare attorno a noi. Le luci si riflettono sull'acqua, e il freddo si fa più pungente. Ma io non lo sento. Sento solo la sua mano nella mia, il calore che scorre tra di noi, e la certezza che, nonostante tutto, questo giorno ha un significato. Un significato che non avevo mai immaginato potesse avere. Forse è questo che significa riconciliarsi. Con l'amore, con se stessi, con il mondo. Non è un momento preciso, non è una parola che cambia tutto, ma è quella consapevolezza che non siamo mai davvero soli. Che c'è sempre qualcuno con cui condividere il peso e la leggerezza del vivere. E oggi, in questa Amsterdam gelida e bellissima, lo sento più che mai.
Background musicale: «Feeling Good» - Nina Simone
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