Sono tornata a lavorare nel mio negozio di lampade, eppure, in questa routine che ormai sembra incisa nel marmo, sento crescere dentro di me una ribellione indomabile. Non mi interessa nulla se il mondo là fuori non capisce, se la gente sembra ignorare il diritto sacrosanto di un essere umano di prendere le proprie decisioni. Durante la pausa, io ho il diritto di mangiare dove voglio, di sedermi dove voglio e di spendere i miei soldi come meglio credo. Non mi interessa l'opinione di chiunque, nessuno deve dirmi cosa fare, come comportarmi. Non sono in un'ora di lavoro.
Eppure, il controllo è ovunque. I volti curiosi, le occhiate maliziose, il giudizio silenzioso. Non mi è andata giù. Sentire gli sguardi che mi seguono, che mi spiano, mi provoca una sensazione di soffocamento. Preferisco lavorare nella mia zona, dove anche se si parla di Milano, la gente non ha tutta questa puzza sotto il naso, non si crede chissà chi. Se in questa ora di lavoro i manager o chi lavora in questo ambito, si credono delle divinità, chissà cosa dicono quando tornano a casa o al loro paesino di campagna. Cosa fanno quando non c'è nessuno a guardarli, quando possono essere realmente se stessi? No, questo ambiente di nonnismo non fa per me. È un'oppressione sottile, una costrizione che va oltre le parole, un atteggiamento che non solo offende la mia dignità, ma sminuisce il mio diritto all'indipendenza. Non posso e non voglio vivere sotto il tallone di un'oppressione sociale che giudica e decreta le regole del comportamento umano. Non posso accettare un contesto dove ogni scelta personale è scrutinata, ogni gesto privato è valutato.
Mi sembra di vivere in una prigione dorata, dove le catene sono fatte di convenzioni sociali e aspettative altrui. La mia ribellione non è un capriccio, ma una necessità vitale. La mia identità, il mio spazio, il mio diritto alla libertà personale devono essere rispettati. Se la mia esistenza sembra essere un fastidio per qualcuno, allora significa che è giunto il momento di rompere queste catene invisibili e reclamare la mia libertà con la stessa determinazione con cui si reclama un diritto. Non sono disposta a subire, a piegarmi sotto un peso che non mi appartiene. Le sfide che affronto ogni giorno sono più di semplici battaglie di carattere; sono guerre per la mia dignità e per la mia libertà. Quindi, mentre le lampade brillano nel negozio, io illumino la mia strada verso la vera indipendenza, rifiutando categoricamente di accettare una vita di conformità e sottomissione. Non mi interessa il giudizio, non mi interessa il controllo. Vivo per me stessa, e per regalare bei momenti agli altri, e questo è il solo comandamento che seguo.
Eclipse.
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Eclipse
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Eclipse ~ Eclixar.
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