Inizia una giornata, ed è come se ogni ora si allungasse, tirandosi come un elastico, ripetendosi senza sosta. Dentro al negozio, il tempo è sospeso, e la luce artificiale che emana dalle lampade è l'unica compagna che conosco. Ecco, il negozio è un regno di trasparenze e riflessi. Le lampade sono tutte splendide, brillanti, come candele in una chiesa pagana, destinate a illuminare, ma non a riscaldare. Il mio lavoro è vendere sogni, e in questi sogni la pelle si tinge di tonalità dorate, ma la realtà è ben diversa.
Le persone entrano nel negozio come se cercassero l'elisir dell'immortalità. Alcuni arrivano con lo sguardo fisso, la testa bassa, spinti da un insoddisfazione che non hanno mai avuto il coraggio di affrontare. La pelle è un territorio di battaglia, un campo di guerra invisibile dove ogni imperfezione è una ferita da nascondere. E noi, venditori di lampade, siamo i sacerdoti di questo culto della bellezza artificiale, sognatori di un'estetica costruita a forza di lampade e raggi ultravioletti.
Ma io vedo oltre. Vediamo come le persone entrano e, tra un sorriso forzato e una chiacchiera di cortesia, svelano le loro fragilità. C'è la donna con il viso tirato che cerca una lampada per abbronzarsi, credendo che un po' di colore possa ridarle quella giovinezza che il tempo le ha rubato. Lei non sa che non è la pelle a essere spenta, ma la sua anima. C’è il giovane che si riempie di promesse di bellezza, ma che in realtà cerca un modo per fuggire dalla propria identità insoddisfatta, per nascondere la paura di non essere abbastanza.
E io, che mi ritrovo a vendere l'illusione del sole, a trattare la pelle come una tela bianca da dipingere, mi domando: quale verità stiamo cercando di nascondere con questo culto del corpo dorato? La pelle abbronzata è diventata un simbolo di successo e di felicità, mentre in realtà è un velo sottile sopra la miseria della nostra esistenza. Siamo tutti qui, prigionieri di una società che vende bellezza ma che non sa cosa sia la vera gioia.
Il mio lavoro è un’eterna menzogna, un balletto di false promesse e riflessi dorati. Ogni cliente che entra nel negozio porta con sé una storia di insoddisfazione, di ricerca di qualcosa che non può essere comprato con denaro o con lampade abbronzanti. Ma io non posso dirglielo, perché se lo dicessi, il mio mondo di lampade e di sogni di sole crollerebbe, e con esso, tutto il castello di illusioni che ho costruito intorno a me.
In fondo, questo giorno interminabile è il simbolo della nostra condizione: un eterno riflesso di speranza e disperazione, di un sogno di bellezza che non ha mai trovato compimento. Le lampade sono l'immagine della nostra ricerca di qualcosa che non esiste, e io, nel mio ruolo di venditrice, sono solo un piccolo pezzo di questo grande inganno. Ma la verità è che, al di là di queste luci artificiali, la vera bellezza è una questione di luce interiore, qualcosa che nessuna lampada può mai dare.
Background musicale: "Ain't No Sunshine" - Bill Withers
C'era una volta una canzone che, con la sua melodia malinconica, esprimeva il senso di sconforto di una giornata interminabile, riflettendo la fatica e la resilienza necessarie per affrontare la sconfitta e sperare in un nuovo inizio.
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Eclipse ~ Eclixar.
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