Oggi, la calura estiva riempie l'aria di una pesantezza immobile, e mentre scrivo queste righe, mi pare di sentire il battito costante del tempo che scorre inesorabile. Non è la mia intenzione riempire questo spazio con notizie sterili e già scontate. Non si tratta di rinascite o nascite di siti web, di quei cerimoniali che abbiamo ripetuto fino alla nausea. No, oggi voglio parlare di qualcosa di più profondo, qualcosa che affonda le radici nella nostra essenza più intima.
È chiaro, lo scrivere per me è sempre stato un atto di ribellione, una forma di resistenza contro le imposizioni e le aspettative altrui. Ho sempre avuto una necessità spasmodica di esprimere me stessa, di dare voce a ciò che sento dentro. Che si tratti di una sola frase insignificante per il mondo, ma carica di significato per me, è una manifestazione del mio spirito indomito. Durante gli anni di scuola, il pensiero che i miei temi potessero essere letti dai docenti mi metteva a disagio. La paura del giudizio altrui era opprimente, come una cappa di silenzio che soffocava ogni forma di libertà. Oggi, con il mio weblog, sono andata oltre quel confine. Ora, tutti possono leggere le mie parole, ma il fatto che io non li veda, che non percepisca il loro sguardo inquisitore, mi concede una libertà inaspettata.
La critica, quella che viene da chi mi conosce e che si sente in diritto di giudicare e di intimare la chiusura del mio sito, è per me solo una nube passeggera. Non mi impressionano le minacce telefoniche o le accuse di presunzione e sfacciataggine. Chi si sente superiore nel denigrare la mia scelta di scrivere è spesso una figura che preferisco allontanare. Il loro disprezzo è una conferma della loro mancanza di comprensione e autenticità. Ho sempre camminato a testa alta, perché non ho nulla da nascondere. Ogni parola che scrivo è un frammento di me stessa, è un pezzo di verità che tento di condividere con il mondo. Se qualcuno si infastidisce o teme che i genitori possano venire a conoscenza di certe verità, non è affar mio. La trasparenza è il mio valore fondamentale, e non mi preoccupo di chi non è in grado di apprezzarla.
I veri problemi sono quelli che ci portiamo dentro, quelli che ci tormentano, quelli che ci sfuggono mentre cerchiamo di mantenere un’apparenza di normalità. Ecco perché continuo a scrivere, perché attraverso le parole cerco di esorcizzare i miei demoni, di chiarire le mie angosce e di trovare un senso nella confusione del nostro tempo. In questo momento, mentre il sole cala e l'oscurità avvolge il mondo, rifletto su quanto sia importante essere fedeli a se stessi. La società, spesso priva di empatia e comprensione, ci spinge a conformarci, a nascondere le nostre vere emozioni. Ma io rifiuto di fare compromessi. La mia voce, per quanto scomoda possa essere, è un grido di autenticità in un mare di convenzioni.
La luce eterna a cui aspiro non è quella che illumina il mondo esterno, ma quella che brilla dentro di me. È una luce che mi guida attraverso le tempeste, che mi permette di rimanere salda anche quando tutto sembra crollare. Oggi, più che mai, sento la necessità di abbracciare questa luce, di farla risplendere anche se alcuni cercano di spegnerla. In conclusione, non mi resta che continuare a camminare sulla mia strada, imperterrita e serena. Ogni passo che compio, ogni parola che scrivo, è un'affermazione della mia identità, un atto di resistenza contro l'omologazione e la superficialità. Non mi interessa ciò che pensano gli altri, perché sono consapevole del valore e del significato delle mie scelte. E questo, in fondo, è tutto ciò che conta.
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