Thursday, July 18, 2013

Stephen Hawking


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• Published on Thursday, July 18, 2013 • No comments

Il destino si intreccia con la fragilità umana, e nella lotta per la vita,
la mente resiste anche quando il corpo tradisce #


Stephen Hawking. Non è solo un nome, ma un enigma vivente. Mi chiedo spesso come sia possibile, come l’uomo, il corpo che si disintegra, possa contenere una mente così potente, capace di sfidare l'universo. Ma eccolo, vivo, presente. Più brillante che mai, nel 2014. È impossibile non sentirsi piccoli al suo cospetto. Ma non è la sua fisica che mi incanta, è la sua resilienza. Quel dono raro di non arrendersi, mai. Pochi tra noi possono immaginare cosa significhi vivere in una gabbia. Una prigione fatta di ossa, muscoli, nervi che si rifiutano di funzionare. Hawking ha guardato negli occhi la malattia, l’ha osservata e l’ha sfidata. E ha vinto. Il suo corpo non lo ha fermato. Non lo ha sconfitto. Anzi, gli ha dato la forza di resistere. Di persistere. E allora, cosa ci resta? Perché siamo qui, noi, a cercare scuse per ogni piccola sconfitta quotidiana, mentre lui, paralizzato, insegna al mondo come si resiste? L’universo non ha cuore, ma la mente umana sì.

Sì, Stephen Hawking ha cambiato il modo in cui vediamo il cosmo. Ci ha fatto capire che i buchi neri non sono solo mostri oscuri. No, sono porte. Porte verso l’infinito, verso nuovi mondi, nuove possibilità. Cosa succede dentro un buco nero? Non lo sappiamo ancora del tutto, ma grazie a lui, sappiamo di più. Ci ha portato più vicino alla verità. È la verità che cerchiamo. Quella luce, quella chiarezza che solo pochi eletti possono vedere, sentire, comprendere. Ma non è solo scienza. È la determinazione, la speranza, e quella luce che brilla nonostante tutto. Nonostante il destino sembri crudele, nonostante il corpo sia una prigione. Siamo noi che ci ostiniamo a guardare il mondo con occhi ciechi, mentre lui, imprigionato, ha trovato la chiave per aprire l'universo intero. Hawking non è un eroe perché capisce i buchi neri, no. È un eroe perché ha trasformato la sua sofferenza in forza.

Perché non c’è nulla di più forte della mente che si rifiuta di arrendersi. Anche quando ogni fibra del corpo dice «è finita». Non è finita. Mai. La vita è un gioco d’azzardo e Hawking ha giocato le sue carte nel miglior modo possibile. Ha sfidato il destino, lo ha preso in giro con il suo sorriso ironico, con la sua capacità di ridere anche nelle ombre più oscure. Si è rifiutato di cedere. Mi domando: chi tra noi ha questa forza? Chi tra noi può davvero capire cosa significhi lottare ogni singolo giorno? Non si tratta di vivere bene, si tratta di vivere e basta. E lui, anche adesso, nel 2014, ci mostra che vivere è possibile. Che non importa quali ostacoli ci metta davanti il destino, possiamo resistere.

Eppure, una parte di me sente che non basta guardare a lui come un simbolo. Dobbiamo essere come lui. Dobbiamo resistere come lui. Perché il destino ci colpirà, ci colpisce ogni giorno, e sta a noi decidere cosa fare con quei colpi. Crollare, o resistere. Cedere, o combattere. Io scelgo di combattere, proprio come ha fatto lui. Io scelgo di non arrendermi. Stephen Hawking è un faro. Un uomo che ha superato la scienza, ha superato il corpo. Lui è il messaggio che il destino non può spezzarci se la nostra mente non lo permette. Ci sono giorni in cui tutto sembra crollare, in cui ogni speranza sembra perduta. Ma poi lo guardo, lo sento parlare. E capisco. Capisco che c'è sempre una via d'uscita, anche nei labirinti più oscuri della vita. La sua mente vola, leggera, oltre i confini della carne, oltre le galassie, oltre il tempo. E noi? Noi possiamo solo seguirlo, cercando di non perderci lungo la strada.


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