Eppure, la teoria delle stringhe non è facile da digerire. Richiede immaginazione, richiede di accettare che la nostra comprensione del mondo potrebbe essere incompleta. È come camminare su una fune, sapendo che sotto c’è il vuoto, ma confidando che quella fune sia reale, anche se non la vedi. Hawking si è avventurato in questo abisso con il suo solito coraggio. Per lui, il fatto che le stringhe potessero vibrare in un universo di molteplici dimensioni era una possibilità da esplorare, non da temere. In effetti, la teoria delle stringhe prevede che l'universo abbia molte più dimensioni di quelle che percepiamo. Noi viviamo in tre dimensioni spaziali, ma potremmo esserci dimenticati di altre, nascoste e arrotolate su loro stesse.
Se ci fermiamo a pensare, tutto questo potrebbe sembrare troppo complesso, troppo lontano dalla realtà quotidiana. Ma il bello è che, se questa teoria fosse vera, sarebbe la risposta che cerchiamo da decenni. Una teoria del tutto. Una spiegazione unica che abbraccia ogni cosa, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande. Una melodia segreta che regola l’universo. Queste gocce, queste molecole d’acqua... Vibrano anche loro, forse? Se potessimo osservare più da vicino, cosa vedremmo davvero?
Il pensiero mi fa sorridere. È questo che rende la fisica così affascinante: non ci sono risposte definitive, solo nuove domande, nuove teorie da esplorare. E nel loro caos apparente, c’è qualcosa di incredibilmente poetico. Hawking non ha mai smesso di cercare quella melodia. E forse, un giorno, qualcuno la troverà.
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