Il cielo sopra di me non è più quel riflesso azzurro che mi prometteva serenità, ma una tavolozza grigia, sporca, inquinata dalle nostre mani. Lo vedo, lo sento, eppure mi chiedo se sia solo io a percepirlo. Perché tutti sembrano andare avanti come se nulla fosse. Ogni giorno, le città inghiottono più macchine, più fumo, più rumore. Il respiro della Terra è soffocato, e noi restiamo qui, fermi, come se non fossimo parte di questa distruzione.
Guardo il canale fuori dalla finestra, lo stesso che ho visto mille volte, ma oggi sembra diverso. Le acque, una volta limpide, riflettono la nostra incapacità di guardare oltre il presente. Siamo ciechi, sordi alle grida di allarme che la natura ci manda, come se avessimo scelto deliberatamente di ignorarle. Penso a tutte le volte in cui abbiamo avuto l'opportunità di cambiare, di fare un passo indietro, di riparare ciò che abbiamo distrutto. Ma non lo abbiamo fatto. Siamo immobili, prigionieri delle nostre abitudini, della nostra avidità, della nostra paura del cambiamento.
Vorrei sedermi su una di quelle panchine, sotto la pioggia. Sara' fredda, ma non importa. Il freddo fuori è nulla rispetto al gelo dentro di noi. Parliamo di progresso, di sviluppo, ma mi chiedo: a quale prezzo? Siamo disposti a sacrificare tutto per un benessere illusorio? Ogni giorno, un pezzo di mondo scompare, lasciando un vuoto che non possiamo più colmare.
Il cielo continua a piangere, e mi domando se un giorno smetterà di farlo. Ma forse, quando smetterà, sarà troppo tardi.
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Eclipse
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Eclipse ~ Eclixar.
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