Tuesday, January 8, 2019

Il confine invisibile


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• Published on Tuesday, January 08, 2019 • No comments

Le mura si ergono, mute testimoni di divisioni invisibili.
I confini non sono solo linee,
ma cicatrici di una società divisa #


In questo gennaio, mentre il freddo penetra i muri delle nostre case, una notizia sconvolgente arriva dai corridoi del potere: il governo degli Stati Uniti è in shutdown. Le notizie scorrono davanti ai nostri occhi increduli, come se la realtà si fosse fermata per un istante sospeso. Siamo il 8 gennaio 2019 e il mondo sembra congelato.

Il presidente degli Stati Uniti ha deciso di chiudere il governo, e con esso, le porte di molte vite. La causa? Un muro, una barriera che avrebbe dovuto separare gli Stati Uniti dal Messico, una promessa elettorale che ora si traduce in un ingorgo burocratico e politico. I Democratici si oppongono, e i Repubblicani si trovano a mani vuote, incapaci di risolvere l’impasse. Le parole “shutdown” e “muro” risuonano come echi nel vuoto. Sono frammenti di una società che sembra perdere il senso della misura, la capacità di dialogare. I miei pensieri si intrecciano con le immagini dei volti preoccupati di quei dipendenti federali, costretti a lavorare senza stipendio o a casa, sospesi in un limbo di incertezze.

Questo periodo di chiusura ha un impatto diretto e tangibile su molte vite. Le agenzie federali, i servizi pubblici, le strutture essenziali sono paralizzati. Il commercio si ferma, le agricolture rimangono in attesa, e la sicurezza interna vacilla. Le conseguenze si sentono in ogni angolo della società, dai grandi centri urbani ai piccoli centri rurali. Questo è il prezzo che si paga per una lotta politica che sembra non avere fine. Ogni giorno che passa senza risolvere il conflitto accresce il peso del disagio sulle spalle di coloro che non hanno voce in capitolo.

Le telecamere dei notiziari ci mostrano volti stanchi e preoccupati, i racconti delle famiglie costrette a fare i conti con le difficoltà economiche si mescolano con le dichiarazioni infuocate dei politici. Le parole diventano armi, le promesse si frantumano sotto il peso della realtà. Eppure, mentre il mondo si disintegra in pezzi, un accordo sembra lontano. La chiusura durerà fino al 25 gennaio 2018. Ma il danno è già stato fatto, e la cicatrice di questo periodo di stagnazione resterà. La sensazione di incompletezza è palpabile, e la domanda che resta è se qualcosa cambierà davvero o se ci ritroveremo di nuovo in questa stessa situazione tra poco tempo. E così, il tempo continua a scorrere, portandoci con sé attraverso il caos e la confusione.

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