E allora mi siedo, da sola, a guardare il cielo. Le stelle non mi dicono nulla. Restano mute. Ma io so che, da qualche parte, c’è una verità che mi sfugge. Una verità che forse non sono pronta a comprendere. L’universo è una tela infinita di domande senza risposte. Chi siamo? Perché esistiamo? Esiste davvero un ordine in questo caos apparente, o tutto è il frutto del caso? «La vita ha uno scopo o è solo un incidente cosmico?» mi chiedo, mentre il vento porta via questi pensieri come foglie morte.
Mi sento piccola, ridicola quasi. Come se tutto quello che facciamo, le nostre lotte quotidiane, le nostre ambizioni, fossero insignificanti di fronte alla vastità dell’universo. Eppure, non posso fare a meno di cercare. C’è un vuoto dentro di me che chiede di essere riempito, una fame di risposte che non si placa mai.
Spesso mi chiedo se ci sia un Dio, o un’intelligenza superiore che osserva tutto da lontano. Ma poi mi fermo e penso: «E se non ci fosse nulla? Se fossimo davvero soli in questo vasto silenzio cosmico?» È una possibilità che mi spaventa. Ma, allo stesso tempo, mi affascina. Perché in quella solitudine, in quella totale mancanza di significato, potrei trovare una libertà inaspettata. La libertà di essere. Senza dover dare un senso a ogni cosa, senza dover cercare risposte a domande che potrebbero non averne. Forse la vera saggezza sta nell’accettare che non sapremo mai tutto. Che ci saranno sempre degli angoli bui nell’universo e dentro di noi.
E così, qui seduta, guardo le stelle e lascio che le domande rimangano sospese nell’aria. Non ho più bisogno di risposte immediate. Non ora. Forse, un giorno, capirò. O forse no. Ma c’è una strana pace nel non sapere. Una pace che non avevo mai sperimentato prima.
Hawking ha detto che siamo solo una specie avanzata di scimmie su un pianeta minore di una stella mediocre. Eppure, abbiamo la capacità di comprendere l’universo. O almeno, di provarci. Ma io mi chiedo: «È davvero la comprensione ciò che conta?» O forse, è più importante la ricerca stessa, il desiderio di sapere, anche se non arriveremo mai alla meta?
La verità è che non lo so. E forse, in questo, c’è una bellezza che non avevo mai considerato. Una bellezza nel non sapere, nel lasciarsi sorprendere, nel vivere nell’incertezza. E ora, mentre il cielo si scurisce e le stelle iniziano a brillare più forte, mi rendo conto che la vera forza sta nell’accettare ciò che non possiamo cambiare. Nell’accettare l’incompletezza. E in quel momento, mi sento stranamente completa.
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