Monday, August 15, 2016

Ferragosto


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• Published on Monday, August 15, 2016 • No comments

Nelle strade vuote, il silenzio s'interrompe tra gli echi di feste e riflessioni,
un confine sospeso tra ieri e domani #

Ferragosto. Una parola che dovrebbe evocare spensieratezza, eppure, se ci pensi davvero, senti il contrasto. La tradizione contro la modernità, lo spirito contro il corpo. Nelle città semi-deserte, dove il caldo sembra voler divorare ogni cosa, ci si chiede: a che serve ancora oggi celebrare questa festa? La risposta non è semplice, e, come ogni cosa in Italia, è carica di significato e memoria.

Non si tratta solo di una data sul calendario, è molto di più. È un simbolo, un rito che si ripete. Ma per chi? Per cosa? La verità è che Ferragosto, come ogni tradizione, non è immune al passare del tempo. È una battaglia tra ciò che era e ciò che sarà. Quelli che prima si riversavano in massa sulle spiagge oggi non sanno più se farlo ha davvero senso. Molti lo fanno per abitudine, per non sembrare diversi.
La storia è chiara: Ferragosto nasce come celebrazione pagana, con Augusto, il primo imperatore di Roma, che voleva regalare ai suoi sudditi un momento di tregua dal lavoro, un periodo di riposo. Ma oggi? Qual è il vero riposo? Staccare la spina o tuffarsi in un mare di gente, ombrelloni e musica alta?

Il contrasto diventa evidente ogni anno, quando le stesse persone che si lamentano della folla sono quelle che corrono verso la costa. È una duale realtà, quella che viviamo. In fondo, siamo prigionieri della tradizione, della paura di sembrare fuori posto. Quante volte l'hai fatto anche tu? Andare in vacanza solo perché “tutti lo fanno”.

E poi ci sono quelli che restano, che scelgono la città. Uscendo di casa, tutto appare diverso: le strade vuote, i negozi chiusi, il ritmo che rallenta. È come se ci fosse un'altra dimensione. E forse, è lì che trovi la vera essenza di Ferragosto: non nei gesti meccanici, ma in quel silenzio che ti obbliga a pensare. Pensare a ciò che vuoi davvero.

Perché, alla fine, Ferragosto è uno specchio: riflette quello che siamo diventati, un popolo che corre senza una direzione precisa, che vuole divertirsi a tutti i costi ma non sa più come. Celebrare qualcosa che non capiamo più. La modernità, con tutta la sua frenesia, ci ha tolto la capacità di fermarci davvero. Eppure, paradossalmente, è questo il momento perfetto per farlo.

Io scelgo il silenzio, scelgo la riflessione. Non c'è nulla di male nello scegliere di non fare qualcosa solo perché tutti lo fanno. Al contrario, forse è lì la vera ribellione, quella sensazione di libertà che tanto cerchiamo. Non nei fuochi d'artificio, non nelle grigliate di Ferragosto, ma nel riscoprire un po' di noi stessi, in questo spazio sospeso tra il passato e il futuro.

Alla fine, il conflitto tra tradizione e modernità non è altro che un conflitto dentro di noi. Tra il bisogno di appartenere e quello di essere diversi. Tra il desiderio di evadere e la paura di restare indietro.

Tu cosa scegli? Forse è ora di smettere di seguire la massa e iniziare a vivere veramente, anche in un giorno che sembra solo una pausa estiva.

Ferragosto non è più una festa. È una sfida.

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