Febbraio. È come se l’aria avesse un peso diverso questo mese. Qualcosa di denso, che entra nei polmoni e ti costringe a respirare più forte, più consapevolmente. Ogni respiro porta con sé l'odore di qualcosa che non puoi toccare, ma che senti sulla pelle, dentro. Un'aria carica di umanità, di vite che passano vicino a te senza mai fermarsi. Quando cammino tra la folla, c’è sempre quell’odore, che non è mai lo stesso. Ognuno di noi porta con sé una scia unica, e io me ne accorgo più di quanto vorrei. Alcuni odori sono caldi, dolci, come se emanassero affetto, amore. Altri sono freddi, quasi metallici, come se avessero dimenticato cosa significhi essere vivi. E poi ci sono quelli che sanno di lacrime. Lacrime che non ho mai visto scendere, eppure sono lì, presenti, come un peso che ti si appoggia sulle spalle. Non si può fare nulla.
Vorrei abbracciarli, tutti quei volti che vedo ogni giorno. Volti che non conosco, ma che sento vicini. Vorrei dir loro che andrà tutto bene. Che quel dolore, quell’odore che portano con sé, svanirà. Ma come puoi dirlo quando non sai nemmeno chi siano? Quando sono solo ombre che attraversano la tua mente, che si mescolano con le tue paure? È un senso di impotenza che mi strazia. È come avere tra le mani un pezzo di vita che non puoi afferrare, che scivola via, lasciandoti solo il suo odore.
Ho sempre pensato che ogni persona avesse un colore, un suono, un odore. Qualcosa che la definisse oltre ciò che è visibile. Eppure, ci sono giorni in cui tutto si confonde, in cui gli odori si mescolano e non riesci più a distinguerli. Febbraio è uno di quei mesi. Le persone sembrano lontane, come dipinte su un foglio, bidimensionali. Indelebili. Non posso toccarle. Eppure, sono lì, davanti a me. Resta solo il loro odore, che mi avvolge, mi stringe e non se ne va. 2017 è dietro l'angolo. Un anno che sento già inciso nella mia pelle, come se ogni giorno che passa non facesse altro che tracciare una linea, un segno. Come se tutto fosse scritto con pennarello indelebile, di quelli che non scompaiono, neanche se li strofini con forza.
Ogni volta che penso al futuro, lo faccio con una certa inquietudine. So che ci saranno altre persone, altri volti, altri odori. Ma ciò che non posso sapere è come reagirò. Forse mi troverò ancora a inseguire quegli odori, senza mai afferrarli veramente. Forse sarà sempre così. Le persone passeranno accanto a me, lasciando una scia, un segno, e io, impotente, le osserverò allontanarsi. Febbraio, e questa città mi sembra sempre più distante. I colori sono spenti, i suoni ovattati. Mi sento sola, anche quando cammino tra la gente. Le loro vite scorrono parallele alla mia, senza mai toccarsi. È come se fossi imprigionata in una bolla di vetro, dove tutto è visibile, ma nulla è raggiungibile. L’odore del vetro, freddo, sterile, mi ricorda che c’è qualcosa che mi separa dal resto. Un muro invisibile.
E così, torno a pensare a quelle lacrime, a quegli odori di dolore che sento, ma non vedo. Non posso abbracciarle, queste persone. Non posso consolarle, perché sono solo fantasmi nella mia testa. Astratte, irreali. Sono reali? O forse sono solo un riflesso dei miei stessi dolori, delle mie stesse paure? Non lo so più. Ma l’odore resta. E non se ne va.
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Eclipse ~ Eclixar.
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