Osama Bin Laden è morto, il fantasma che per dieci anni ha infestato il nostro immaginario collettivo, un'ombra che si allungava su ogni angolo del pianeta, scomparso in un istante. Eppure, non sento sollievo, non sento trionfo. Mi sento intrappolata tra l'euforia che dilaga per le strade e una profonda, insondabile, tristezza.
Sì, festeggio, ma il mio brindisi ha il sapore amaro del sangue. Ricordo ancora l’11 settembre 2001. Quel giorno che ha cambiato il mondo, e che ha cambiato me. Mi trovavo qui a Milano, l’aria tiepida del mattino aveva portato con sé una strana inquietudine. Ero a un casa quando la notizia è arrivata: gli aerei, le torri, il fumo nero che si alzava al cielo. Ricordo ogni dettaglio, ogni singolo volto sconvolto attorno a me. In quel momento, una parte della mia innocenza si è frantumata, come quelle torri che crollavano.
Ora, dieci anni dopo, quell’uomo è morto. Ma cosa abbiamo veramente guadagnato? La sua morte non riporterà indietro le migliaia di vite spezzate. Non cancellerà le guerre che hanno seguito quel giorno maledetto. Non ci restituirà la pace. Anzi, in quel preciso istante in cui è stato ucciso, qualcosa dentro di me si è spezzato definitivamente. Perché con la sua fine, vedo riflessa l’ombra di tutti noi. Siamo diventati predatori in nome della giustizia, e il sangue che macchia le nostre mani è lo stesso che ha sporcato la sua anima. E mentre il mondo urla di gioia, io resto in silenzio.
Mio nonno mi dice sempre che il male genera solo altro male. E oggi lo vedo con chiarezza. Non c’è vittoria nella morte di un uomo, nemmeno di uno come lui. C’è solo il perpetuarsi di un ciclo di odio e vendetta. Il sole splende oggi, ma io vedo solo ombre. E in queste ombre danzo, cercando un senso in ciò che sembra non averne più. Mi chiedo se riusciremo mai a spezzare questa catena, o se siamo destinati a cadere, come quelle torri, sotto il peso della nostra stessa sete di giustizia.
Forse, in fondo, non festeggio davvero. Forse, il mio brindisi è solo un tentativo disperato di trovare un significato in questa follia. Ma mentre alzo il bicchiere, sento il freddo di un destino che non possiamo sfuggire. Siamo noi, i veri prigionieri, intrappolati nelle nostre paure e nei nostri rancori. E oggi, mentre il mondo celebra la fine di un uomo, io piango la fine della nostra umanità.
Canzone: "Impressioni di settembre" - Premiata Forneria Marconi
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