Oggi è il mio compleanno. L'8 luglio 2010. Ho appena, con un misto di curiosità e apprensione, comprato il mio primo iPad. Lo sto stringendo tra le mani, questo pezzo di futuro che già dal primo tocco sembra cambiarmi. Il mondo si contrae in una lastra di vetro, e in quel vetro mi vedo riflessa. La mia vita, che fino a ieri pareva solida, fatta di carta e di pelle, ora è racchiusa in un rettangolo di pura elettronica. L'invenzione è stata lanciata solo qualche mese fa, il 28 maggio, ma già mi sembra di essere in ritardo, come se un'intera era tecnologica fosse passata in un attimo, lasciandomi con un senso di lieve disorientamento.
Sorrido, ma è un sorriso teso, quasi incredulo. Il cambiamento, mi dico, è sempre così: arriva senza preavviso, senza chiedere permesso. Mi chiedo quanto di me resterà intatto, quanto di quello che sono riuscirà a sopravvivere a questa ondata di modernità che preme sul petto come un fiume in piena. È una sensazione strana, simile a quella che provai anni fa, quando ricevetti la mia prima macchina da scrivere. Allora fu l'odore dell'inchiostro fresco, il ritmo dei tasti che si schiacciavano sotto le mie dita. Oggi è il silenzio del touchscreen, una finestra digitale che si apre sul mondo con un tocco lieve. Ricordo perfettamente quella macchina da scrivere. Era pesante, solida. Ogni lettera battuta sulla carta era un impegno, un contratto. Qui, invece, tutto è effimero, scivola via, si cancella con un dito. Non ci sono errori permanenti, solo possibilità di riscrivere, di rifare. In questo c’è qualcosa di liberatorio, ma anche di terribilmente inquietante. Se posso cancellare, posso dimenticare. E io, di me stessa, non voglio dimenticare nulla.
Ma forse è proprio questo il punto. Forse l’iPad non è solo un dispositivo, un giocattolo nuovo e lucido. Forse è una promessa, o una minaccia, dipende da come lo guardi. È il simbolo di una nuova era, in cui tutto è a portata di mano e niente è più veramente nostro. I ricordi, le emozioni, le esperienze: tutto è condiviso, tutto è pubblico. Ma cosa resta, alla fine della giornata, di ciò che siamo?
Mi sono sempre chiesta se il progresso tecnologico, in fin dei conti, ci renda più umani o ci allontani da noi stessi. Mi chiedo se questo piccolo oggetto, tanto atteso e desiderato, non stia in realtà erodendo il senso di identità, di presenza reale nel mondo. Ma poi, nello stesso momento, mi sento stupida, quasi antiquata, a pormi queste domande. Forse sono solo una ragazza che ha troppa paura del cambiamento, una ragazza che si aggrappa ai vecchi modi di fare come ad un’ancora di salvezza. Siamo in un’epoca in cui la velocità con cui il mondo cambia supera la nostra capacità di adattamento. E io, oggi, con questo iPad tra le mani, mi chiedo quale sarà il prezzo da pagare. Forse lo scoprirò tra qualche mese, o forse mai. Ma una cosa è certa: non sarò più la stessa. Il futuro non aspetta nessuno. E io, con questo nuovo iPad tra le mani, so che, volente o nolente, dovrò seguirlo.
Buon compleanno a me e sono +26
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