Marzo è arrivato. Con la sua spinta incerta, ma promettente, porta con sé la dolce illusione della primavera. Le giornate si allungano come se il cielo volesse restituirci un po’ di luce che avevamo perduto, e l’aria, sebbene ancora timida, inizia a scaldarsi. È strano come una stagione possa accendere nella mia anima una scintilla di speranza, come se i suoi cambiamenti avessero il potere di ridisegnare le linee della mia esistenza.
Lavoro in un negozio di lampade per la pelle. Un lavoro che, come tanti altri, mi tiene occupata ma che, al contempo, mi lascia spesso sola con i miei pensieri. E così, mentre impacchetto e vendo, i miei pensieri volano lontano. Ogni lampada è un piccolo faro che, per quanto mi sembri insignificante, è il centro di una riflessione più vasta. Mi chiedo se sono sulla strada giusta, se le mie scelte mi stanno conducendo verso una felicità autentica. È un pensiero perenne, come un graffio nella mente che non smette di far male. Il dubbio mi assale, mi circonda, eppure cerco di mantenere viva la fiducia in me stessa. Ho imparato, a caro prezzo, che la vita è un misto di alti e bassi, di prove e conquiste. Ogni esperienza, che sia gioiosa o dolorosa, ha qualcosa da insegnarmi.
Le serate a Milano sono il balsamo per la mia anima inquieta. Milano, questa città che sembra un organismo pulsante, vivente, mi avvolge con una vitalità che mi ridà energia. Perdermi tra le sue vie è un atto di contemplazione e di rivitalizzazione. Mi piace osservare i passanti, inventare storie che raccontano le loro vite, mentre la città stessa diventa il teatro di una narrazione infinita. La vibrante atmosfera dei locali, le cene con amici che sono più di semplici compagni di serate, i concerti improvvisati che sono come le note di una sinfonia improvvisata – tutto questo contribuisce a colorare la mia esistenza.
La mia routine, pur fornendomi una stabilità essenziale, non è che uno sfondo grigio su cui dipingo le mie piccole avventure quotidiane. Anche una passeggiata al Parco Sempione, che potrebbe sembrare banale, diventa un’occasione di riflessione profonda. Mi siedo su una panchina, e mentre osservo gli alberi che timidamente escono dal letargo invernale, lascio che i miei pensieri si sciolgano nel vento. C’è una sorta di sacralità in quei momenti, un contatto intimo con la natura che mi aiuta a rimettere in ordine il caos interiore.
In fondo, credo che la felicità si nasconda nell’equilibrio precario tra il lavoro e il tempo libero, tra le responsabilità che ci legano e i momenti di svago che ci liberano. La gratitudine per ciò che abbiamo è la chiave per una vita serena, ma non possiamo mai smettere di sognare, di aspirare a qualcosa di più grande. È un cammino imperfetto, ma è questo stesso cammino che conferisce senso alla nostra esistenza. E così, tra un pensiero e l’altro, tra una lampada venduta e una passeggiata nel parco, continuo a cercare, a sperare, a vivere.
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