San Valentino antipatico

Eccoci qui, il giorno dopo San Valentino. L'aria è ancora impregnata di zucchero e romanticismo, ma io non mi faccio certo ingannare da questa farsa. Le strade sono piene di cuori rossi e di persone che si scambiano effusioni d'amore, come se il mondo non avesse altri problemi. Mi chiedo cosa accadrebbe se tutti gli sforzi spesi in questa celebrazione del consumismo amoroso fossero indirizzati a risolvere problemi reali, come il cambiamento climatico o la fame nel mondo. Ma no, siamo troppo occupati a comprare cioccolatini a forma di cuore e peluche sdolcinati per preoccuparci di cose così banali come il futuro del pianeta.

Voi credete che io stia esagerando? Vi prego, guardatevi intorno. Siamo immersi in una cultura che celebra l'amore con più passione di quanto mai riservi a questioni di vera rilevanza. I negozi sono inondati di articoli da regalo, le vetrine sono tappezzate di cuori e promesse. Cosa significa tutto questo? Una follia collettiva. Un'ipocrisia che nasconde il nostro fallimento come società. Ci sono più cuori rossi oggi che nel resto dell'anno, ma sono solo simboli vuoti, un diversivo che ci impedisce di affrontare le sfide reali.

Mi sono sempre chiesta cosa accadrebbe se questo entusiasmo collettivo venisse diretto verso qualcosa di utile. Immaginate un mondo in cui la stessa energia dedicata a San Valentino venisse canalizzata per fermare la deforestazione, o per garantire cibo e acqua potabile a chi ne ha disperatamente bisogno. Non sarebbe un mondo migliore? E invece, eccoci qui, a consumare e a celebrare l'amore come se fosse un bene di lusso, mentre il nostro pianeta sta morendo lentamente, soffocato dall'indifferenza.

Non fraintendetemi, non sono qui per condannare l'amore. Non è quello il punto. È il modo in cui lo mettiamo in scena, come un prodotto da vendere e consumare. Un modo per distrarci dalle nostre responsabilità, per illuderci che tutto vada bene mentre in realtà tutto sta collassando. Ho assistito a scene di isteria romantica che mi hanno lasciato indifferente, non perché non creda nel valore dei sentimenti, ma perché vedo chiaramente quanto questi sentimenti siano manipolati e ridotti a merce di scambio.

Lasciatemi raccontare una storia. Un giorno, mentre camminavo per le vie di una grande città, mi imbattei in una scena che mi ha colpito profondamente. Un uomo, con il volto segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione, chiedeva l'elemosina. Accanto a lui, un bambino malnutrito piangeva in silenzio. Più in là, una giovane coppia si scambiava baci appassionati e promesse per il futuro. Non posso dimenticare quella dissonanza, quella crudeltà che ci permette di ignorare la miseria mentre celebriamo il nostro piccolo angolo di felicità.

Questa è la verità che mi tormenta, e che mi spinge a chiedermi se davvero stiamo usando il nostro tempo e le nostre risorse in modo saggio. Non è il romanticismo che condanno, ma la superficialità con cui affrontiamo la vita. Non è l'amore che mi irrita, ma il suo essere ridotto a un cliché che ci allontana dalle vere battaglie da combattere.

Ma non preoccupatevi, non sono qui per fare la fustigatrice dei sentimenti. Ho deciso di continuare i miei esperimenti e le mie ricerche, lasciando agli altri il compito di abbuffarsi di cioccolato e di recitare le loro dichiarazioni d'amore. Ognuno di noi ha il diritto di vivere il proprio San Valentino, ma non possiamo permetterci di dimenticare le questioni più urgenti che ci circondano.

In fondo, la verità è che la bellezza del mondo non si trova nei cuori di cioccolato, ma nei cambiamenti che possiamo realizzare con il nostro impegno sincero. E mentre il mondo si continua a girare, ecco che, sullo sfondo, le note di "Everybody Hurts" degli R.E.M. ci ricordano che, in fondo, siamo tutti parte di un'unica, grande, imperfetta umanità.

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